
Da un lato il sostegno alle famiglie che diminuisce di fronte a un aumento generale dei prezzi che non si ferma, dall’altra il problema dei salari che continuano a non crescere. Due facce della stessa medaglia che preoccupano i lavoratori sardi e i sindacati.
Assegno unico e contratti fermi
L’assegno unico rischia di non dare più risposte in Sardegna. L’allarme è stato lanciato dalla Uil isolana, guardando ai dati e agli annunci arrivati da Roma, che parlano di un Assegno Unico per i figli sceso a una media di 170 euro, il minimo storico. Nonostate un adeguamento dello 0,8% per il 2025, che il sindacato guidato dalla segretarie generale isolana Fulvia Murru reputa insufficiente. «Non possiamo accettare che lavoratrici, lavoratori e famiglie siano lasciati soli ad affrontare il caro vita e salari che non reggono l’inflazione», ha affermato la segretaria, toccando poi il tema del cuneo fiscale e di un potere d’acquisto sempre più indebolito. «Il taglio nazionale del cuneo fiscale – ha sottolineato ancora Murru – è stato snaturato e oggi pesa negativamente sulle buste paga. Servono risorse vere per i contratti, un assegno unico adeguato al reale costo della vita e un fisco che restituisca potere d’acquisto ai redditi medio-bassi. Basta rinvii e misure tampone: è il momento di scelte coraggiose e investimenti strutturali».
Risposte
Questioni su cui negli scorsi giorni è tornata anche la Cisl, che ha messo in luce il gap ancora evidente tra i salari isolani e quelli medi nazionali. «I lavoratori dipendenti sardi guadagnano mediamente 19.850 euro l’anno, contro i 23.290 della media nazionale: un gap del 15% che continua a pesare sul tenore di vita delle famiglie», ha sottolineato il segretario generale Pier Luigi Ledda. I numeri, a partire da quello di un tasso di occupazione in aumento in Sardegna rispetto al recente passato seppur al di sotto del dato medio nazionale (57,7% di occupazione in Sardegna contro il 67,7% italiano), mostrano anche qualche aspetto positivo. Ma sono i lati negativi a pesare maggiormente sulla bilancia, anche sul fronte delle pensioni secondo la Cisl. Infatti, anche i redditi dichiarati, sia da lavoro che da pensione, sono aumentati, ma non basta. «La crescita dei redditi – ha preseguito Ledda – non è stata sufficiente a compensare l’aumento del costo della vita. Molte pensioni minime restano sotto i 700 euro al mese, e anche i salari bassi rischiano di non coprire le spese quotidiane, aggravando diseguaglianze già profonde». Per questo la Cisl isolana chiede un cambio di passo anche alla politica regionale in vista della prossima Finanziaria: «Il prossimo bilancio della Regione – ha richiamato Ledda – non può limitarsi a una gestione ordinaria. Servono scelte coraggiose e mirate per invertire la rotta».
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