Il dramma di Gaza

A Gaza nessun aiuto umanitario da due mesi: gli appelli dell’ONU Israele non lascia passare alcun aiuto, scorte di cibo e medicinali sono ormai terminate

Le condizioni di una scuola di Deir Al Balah, nella striscia di Gaza, dopo un attacco missilistico israeliano | Foto Unicef

Il tempo passa, gli aiuti no. Dal 2 marzo scorso Israele non consente il passaggio degli aiuti umanitari a Gaza, utilizzando l’assenza di viveri e medicinali come una vera e propria arma, a violazione del diritto internazionale. Una scelta da parte del governo di Netanyahu che trova critiche da più attori e che non ha portato a nessun passo avanti nella trattativa con Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani.

Terminate le scorte

Ufficialmente, la scelta di lasciare la popolazione gazawi senza cibo e possibilità di curarsi sarebbe infatti dovuta alla volontà di mettere pressione ai vertici di Hamas e ottenere così il rilascio degli ostaggi ancora in mano all’organizzazione (24 sarebbero ancora in vita secondo le fonti ufficiali di Tel Aviv). Dopo la fine del cessate il fuoco a marzo scorso da parte israeliana, avvenuto a seguito del mancato accordo sul proseguimento del programma diviso in tre fasi per una tregua definitiva, il quadro generale è crollato con la ripresa dei bombardamenti e delle operazioni di terra dell’esercito israeliano. La situazione nella Striscia di Gaza è drammatica da tempo, ma potrebbe diventare ancora più grave guardando agli annunci delle agenzie delle Nazioni Unite da cui dipende gran parte della popolazione. Il World Food Programme ha annunciato il 26 aprile scorso di aver esaurito le proprie scorte di cibo, mentre oltre 116 tonnellate di aiuti umanitari sono ferme al confine in attesa di poter sfamare la popolazione allo stremo. A nulla sono serviti finora i diversi appelli lanciati dalle istituzioni, anche nelle ultime ore di oggi, venerdì 2 maggio. Giornata che si è aperta con un bombardamento sul campo profughi di Bureij, provocando otto morti al momento secondo al Jazeera, la rivendicazione degli Houthi di un lancio di un missile verso la città di  Haifa e con l’attacco di un drone isrealiano nei confronti di una nave ONG che trasportava aiuti umanitari verso la Striscia quando si trovava ancora in acque internazionali.

Grido d’allarme

«La giornata di oggi – ha scritto sui social il direttore dell’Unrwa, l’agenzia per i rifugiati palestinesi Philippe Lazzarini – fa segnare i due mesi di assedio alla popolazione di Gaza. Un assedio che impatta sui bambini, sulle donne, sugli anziani e sugli uomini comuni, che punisce loro collettivamente per essere nati a Gaza e per vivere a Gaza: qualcosa che non dipende da loro. Lo Stato di Israele deve far cessare l’assedio e permettere l’ingresso degli aiuti umanitari. Gli ostaggi devono essere rilasciati. Ogni giorno in più ucciderà silenziosamente bambini e donne in aggiuntaa a coloro che perdono la vita per i bombardamenti. È tempo – ha concluso Lazzarini – di dimostrare che non abbiamo perduto completamente la nostra umanità».

Negli scorsi giorni, il Segretario Generale dell’Onu  Antonio Guterres era anche tornato a chiedere una maggior intraprendenza da parte degli Stati Membri sulla soluzione dei due Stati. «Il mondo non può guardare la soluzione dei due Stati scomparire. I leader politici affrontano scelte chiare: la scelta di rimanere in silezio, la scelta di accettare passivamente o la scelta di agire. Richiamo gli Stati membri a prendere azioni irreversibili per l’implementazione della soluzione dei due Stati. Non lasciate che gli estremisti di ogni parte mettano in pericolo il processo di pace».


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