
L’editoriale apparso sul Kalaritana Avvenire del 4 maggio a firma del segretario generale della Cisl Sardegna Pier Luigi Ledda.
In Sardegna, il Primo Maggio non può essere solo una celebrazione. Deve essere, prima di tutto, un grido di allarme e un atto di responsabilità.
Troppe volte il lavoro, che dovrebbe essere strumento di dignità, si trasforma in tragedia. Nel 2024, nella nostra isola, 27 persone hanno perso la vita lavorando. Un numero che racconta più di una statistica: racconta una società che non tutela abbastanza chi lavora, che accetta l’inaccettabile. La Cisl sarda lo dice da tempo: salute e sicurezza devono essere il cuore della nostra idea di lavoro. Non un’aggiunta, ma un diritto inviolabile. Serve un impegno forte, condiviso da istituzioni, imprese e lavoratori, per spezzare questa spirale. Più controlli, più formazione, più prevenzione. Serve una cultura della sicurezza che parta dai luoghi di lavoro e arrivi fino ai vertici della politica regionale e nazionale. Ma il tema lavoro, in Sardegna, è anche, e soprattutto, questione di accesso e qualità. Gli occupati sono in crescita, ma restano ancora lontani dai livelli necessari per una piena emancipazione sociale ed economica. Il numero dei giovani senza occupazione è ancora troppo alto. Una generazione intera rischia di essere espulsa dal mercato del lavoro, o di non entrarvi mai davvero, spesso costretta ad abbandonare l’Isola per cercare altrove opportunità che qui mancano. Anche la partecipazione femminile al mondo del lavoro continua a essere debole e fragile, mentre interi settori, come l’industria manifatturiera, continuano a perdere terreno. Il rallentamento della crescita economica nel 2024 conferma che non basta crescere: bisogna farlo in modo solido, inclusivo e duraturo.
Il Primo Maggio che la Cisl ha celebrato insieme a Cgil e Uil è anche il momento per riflettere su queste sfide. È qui che il sindacato ha un ruolo centrale: nella costruzione di un nuovo patto sociale fondato su giustizia, coesione e partecipazione. Con il Reis da riformare, con la sanità da salvare, con il diritto alla mobilità da garantire a ogni cittadino sardo. Non vogliamo privilegi: chiediamo pari opportunità, strumenti adeguati e rispetto. Questo Primo Maggio deve essere un punto di svolta. Non possiamo più rincorrere le emergenze. È il tempo della visione, della progettualità, del coraggio. Perché il lavoro deve essere la chiave per costruire una Sardegna viva, equa e inclusiva. E la Cisl ci sarà, con determinazione e responsabilità. Perché il futuro non si aspetta: si conquista, insieme.
Pier Luigi Ledda (articolo apparso sul Kalaritana Avvenire del 4 maggio)
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