
L’attenzione verso i minori parte dall’ascolto delle loro esigenze, per poter poi orientare le scelte in modo efficace: a spiegarlo è Carla Puligheddu, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. Due le sfide principali: la tutela dei minori stranieri non accompagnati, attraverso il rafforzamento dei tutori volontari, figure ancora insufficienti nell’Isola, una settantina rispetto ai 179 presenti, suddivisi nelle diverse comunità, e la partecipazione attiva dei minori e adolescenti, possibile grazie alla creazione di una Consulta che sia a loro dedicata.
Il primo è «un tema – spiega Puligheddu – ancora trattato in un’ottica di emergenza ma che richiede una preparazione per garantire un’accoglienza adeguata». Della formazione di queste figure si occupa in primo luogo proprio la Garante. «A loro – spiega – viene destinata un’attività formativa apposita, organizzata in collaborazione con le altre istituzioni e realtà coinvolte». Il loro ruolo, specifica Puligheddu, «è quello di accompagnare il minore nel suo percorso di integrazione, tenendo conto della situazione di sofferenza ma anche delle speranze che egli porta con sé. Spesso questi ragazzi arriva no senza documenti: qui in Sardegna siamo stati pionieri sulla questione del riconoscimento dell’età, grazie a una équipe della sanità cagliaritana capace di garantire un approccio olistico, tenendo conto della psicologia dei minori, permettendo loro di essere ascoltati da una persona in grado di comunicare con loro dal punto di vista della lingua».
La seconda sfida è quella relativa alla costituzione della «Consulta del garante infanzia e adolescenza», a supporto della stessa garante. «Sarà un organismo – continua la Puligheddu – costituito da venti minori al massimo, di età compresa tra i 12 e i 17 anni provenienti da tutta la Sardegna. Esso permetterà di dare la parola ai ragazzi: perché quando si parla di loro è importante ascoltare le loro esigenze, proposte, visione di vita, per poter progettare azioni per il loro benessere, permettendo un ponte con chi legifera». Un organismo «che sarà chiamato – afferma la Garante – a rispondere a quell’invito che proviene dall’Unione Europea e dalle istituzioni nazionali, a realizzare appunto organismi di consultazione che diano la parola ai minori perché quando si fanno riforme e si affrontano questioni che li riguardano bisogna ascoltare il loro vissuto, il loro modo di vedere».
Ecco allora la centralità dell’ascolto, «che invece – evidenza Puligheddu – è uno dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza più di frequente violato da tutti». Un ascolto che richiede attenzione ma anche concreto interesse. «L’adulto che si occupa del minore – conclude la Garante – deve essere desideroso di capire e di dare risposte adeguate. Dunque mettere al centro i minori e gli adolescenti significa prima di tutto ascoltarli».
Maria Chiara Cugusi (articolo pubblicato su Kalaritana Avvenire del 18 maggio)
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