
In occasione del Giubileo del 2025, la Giornata del Ringraziamento assume un significato speciale: ci invita a guardare alla terra, al lavoro agricolo e alla custodia del creato come espressioni concrete di fede, giustizia e speranza.
Il Giubileo affonda le sue radici nella Bibbia, dove è presentato come un tempo di restituzione, riposo e liberazione. Ogni cinquantesimo anno, la terra doveva riposare e i beni venivano ridistribuiti, per ricordare a tutti che tutto è dono di Dio e nulla è possesso esclusivo. Un invito a vivere la gratitudine, a riconoscere il valore del riposo e a promuovere relazioni più giuste.
Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, ci ha ricordato quanto sia importante rispettare i ritmi della natura e non cadere in un “antropocentrismo dispotico” che sfrutta il creato senza misura. Il sabato biblico — tempo di sosta e di festa — viene così riproposto anche per la terra: un gesto profetico in un tempo segnato dall’emergenza climatica e dall’inquinamento.
Riposare per custodire
Il messaggio di quest’anno richiama il valore del riposo come elemento essenziale della vita. Non solo per l’uomo, ma anche per la terra. Fermarsi, fare festa, riconoscere il limite, sono azioni che ci rendono più umani e ci permettono di vivere il lavoro non come oppressione, ma come vocazione.
Recuperare il senso della domenica e del Giorno del Signore, anche per le attività agricole, significa dare spazio alla gratitudine, alle relazioni familiari, alla comunità. È un modo per dire: il lavoro è importante, ma non è tutto.
Giustizia per chi lavora nei campi
Il Giubileo ci richiama anche a un’urgenza sociale: restituire dignità a chi lavora la terra. Troppi fratelli e sorelle — spesso immigrati — subiscono sfruttamento, salari inadeguati, condizioni di lavoro disumane. È tempo di una svolta. Gli imprenditori agricoli sono chiamati a un “sussulto di coscienza”, per offrire condizioni giuste, rispetto e speranza a chi lavora ogni giorno per portare il cibo sulle nostre tavole.
Una nuova visione per l’agricoltura
In un tempo segnato dalla crisi climatica, abbiamo bisogno di una nuova visione per l’agricoltura: più sostenibile, più rispettosa dell’ambiente, più attenta alla salute e alla qualità dei prodotti. L’enciclica Laudate Deum e la Bolla Spes non confundit ci ricordano che la cura della “casa comune” parte anche dai campi.
Coltivare non significa solo produrre, ma anche custodire. Le pratiche agro-ecologiche, la lotta allo spreco alimentare, la salvaguardia della biodiversità sono segni concreti di una speranza possibile. Una speranza che si costruisce a partire da scelte consapevoli, a misura di persona e di creato.
Dire grazie, generare futuro
La Giornata del Ringraziamento è un’occasione per lodare Dio per i frutti della terra e del lavoro umano. Ma è anche un invito a prenderci cura della terra e di chi la lavora. A costruire insieme un’agricoltura giusta, sostenibile e generativa. A seminare oggi segni di speranza per le generazioni che verranno.
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