Esteri

Gli USA attaccano i siti nucleari iraniani, si aggrava la crisi in Medio Oriente Trump annuncia l'offensiva in modo trionfale e chiede all'Iran di arrivare alla pace

Il presidente Usa Donald Trump | Foto AgenSir

Nelle prime ore italiane di domenica 22 giugno, gli Stati Uniti hanno bombardato tre dei principali siti nucleari iraniani. Isfahan, Fordow e Natanz sono state colpite e, stando a quanto dichiarato dal presidente degli Usa Donald Trump, distrutte. La partecipazione statunitense all’offensiva israeliana contro Teheran rischia però di allargare ulteriormente il conflitto in Asia Occidentale.

Il momento

Solo tra le giornate di giovedì e venerdì, Trump aveva chiarito come avrebbe preso una decisione sulla partecipazione degli Usa all’attacco contro l’Iran nelle successive due settimane, mantenendo aperto un canale diplomatico. Giornate in cui l’Iran si era seduto al tavolo del confronto con l’Unione Europea, Gran Bretagna, Germania e Francia nonostante le dichiarazioni di sostegno in arrivo dal Vecchio Continente per l’azione israeliana iniziata venerdì 13 giugno. Nelle ultime ore, invece, il cambio di passo statunitense potrebbe portare verso una ulteriore escalation. Con il presidente Trump che durante il suo discorso ha invitato l’Iran ad arrendersi e a siglare una pace, minacciando, in caso contrario, attacchi ancora più duri. Dal canto suo, Teheran ha risposto all’attacco lanciando raid missilistici verso Israele, colpendo le aree di Tel Aviv e Haifa. Il ministro degli Esteri iraniano Araghci, a Istanbul per l’incontro dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica, ha affermato che tutte le opzioni di reazioni sono aperte, affermando che gli Stati Uniti hanno tradito la diplomazia e chiesto alla comunità internazionale di reagire a quanto accaduto. Lo stesso Araghci, domani lunedì 23 giugno, si recherà a Mosca per un incontro con il presidente russo Putin.


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