Economia

Medio Oriente, Confartigianato: «Senza stabilità imprese sarde meno competitive» Le parole del presidente di Confartigianato Sardegna Giacomo Meloni e la denuncia di un quadro complesso per le aziende

La tregua tra Israle e Iran è stata annunciata nelle scorse ore (qui per leggere), lo stretto di Hormuz potrebbe essere così a riparo da scelte che avrebbero portato a un certo innalzamento dei prezzi di gas e petrolio, ma la preoccupazione resta alta anche tra le imprese per quello che accade in Asia Sud-Occidentale. “Le tensioni non sono solo una tragedia umana e sociale –afferma il presidente di Confartigianato Sardegna Giacomo Meloni – ma rappresentano anche una grave minaccia per la tenuta economica globale e, con essa, per il nostro tessuto produttivo fatto di micro e piccole imprese. Anche la Sardegna, seppur geograficamente distante, rischia di subire duri contraccolpi».

I numeri

Già lo scorso anno di fronte alla situazione di Gaza e soprattutto alle tensioni nel Mar Rosso, Confartigianato aveva lanciato un allarme attraverso il proprio Centro Studi, mettendo in evidenza l’importanza del mercato mediorientale per le piccole e medie imprese isolane. Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar i principali mercati per la Sardegna, insieme ad altri tredici attori statali per vendite dal valore di oltre un miliardo e mezzo di euro: l’1,39% del valore aggiunto regionale prodotto. Dato, quest’ultimo, che colloca la Sardegna al settimo posto della classifica nazionale per l’esposizione dell’export alla crisi.  I prodotti alimentari, della moda, di arredamento e tecnologici sono asset importanti per l’economia dell’export isolana verso le monarchie del Golfo e il resto del Medio Oriente, ma sono i prodotti delle raffinazione a rappresentare il bene principale. Il lato dell’energia non torna solo per l’economia isolana, ma in generale per l’export nazionale, anche perché strettamente collegato con il tema del caro energia, con i costi che sono lievitati nel tempo a causa delle tensioni. “Il caro energia – ha sottolineato Meloni – si ripercuote in maniera diretta sui nostri laboratori, officine e microimprese. L’aumento del prezzo del petrolio e del gas potrebbe costare al nostro PIL fino a 0,2 punti percentuali nel 2026, rallentando investimenti e frenando la crescita, anche nell’isola».

Da qui l’appello di Confartigianato attraverso le parole del presidente dell’associazione: «Chiediamo strumenti rapidi ed efficaci di sostegno – afferma Meloni – in grado di contenere gli effetti degli shock internazionali. Serve una politica estera orientata alla stabilità e alla pace, ma anche una strategia economica che metta al centro le PMI, che restano il motore dell’economia regionale e nazionale. Le imprese sarde – conclude Meloni – sono abituate a resistere e reinventarsi, ma senza stabilità e senza un quadro economico sostenibile sarà sempre più difficile restare competitivi, mantenere i posti di lavoro e garantire continuità operativa».


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