
Suor Rita Columbano ospite ieri a Radio Kalaritana
Con la firma del Decreto lo scorso 20 giugno scorso, Papa Leone XIV ha riconosciuto l’eroicità delle virtù di Suor Teresa Tambelli, figlia della Carità, figura molto amata e radicata nel cuore del quartiere Marina di Cagliari. Per oltre cinquant’anni, Suor Teresa ha vissuto a contatto con i più poveri, dedicandosi con passione e instancabile dedizione ai bambini — i celebri “piccioccus de crobi” — e alle famiglie più bisognose della zona.
La vita e l’opera della religiosa sono state ricordate ieri su Radio Kalaritana, da Suor Rita Columbano, consorella e collaboratrice nella causa di beatificazione, e da alcuni testimoni diretti che hanno conosciuto e custodito il ricordo di Suor Teresa.
Nata nel 1884, a Revere di Mantova, in una famiglia colta e agiata, Teresa Tambelli, al secolo Olga, rimase orfana in giovane età. Entrata nella congregazione vincenziana delle Figlie della Carità, nel 1907 giunse a Cagliari, all’Asilo della Marina, poco più che ventenne con un diploma da maestra elementare. Qui trovò un contesto segnato da grande povertà, forte disoccupazione e da famiglie con numerosi figli a carico. Non si scoraggiò mai. «Aveva 23 anni e un’audacia senza limiti – racconta Suor Rita Columbano – Iniziò con la scuola, ma il suo sguardo abbracciava tutto il quartiere».
Il periodo tra il primo e il secondo dopoguerra fu drammatico, soprattutto dopo i bombardamenti del 1943 che ridussero Cagliari in macerie. Soprattutto dal secondo guerra suor Tambelli si volse a ad accudire con sacchi di viveri, i poveri di Sant’Elia; vi si recava a piedi insieme ad alcune Consorelle, dame e damine.
In questo scenario di desolazione, Suor Teresa divenne un punto di riferimento fondamentale per la povera gente: curava orfani, portava Speranza, accoglieva giovani allo sbando, insegnava il catechismo; la sua era una presenza di fede, di speranza, di carità per chiunque si rivolgesse a lei. Instancabile nel mantenere sempre aperto l’Asilo per chiunque avesse necessità, non negava mai una minestra calda e un po’ di pane a chi chiedeva qualcosa da mangiare. «Era la mamma dei Marianelli- ricorda con affetto Luigi Strazzera, uno dei tanti “Marianelli” seguiti da suor Teresa – . Conosceva per nome tutti i bambini del quartiere, si prendeva cura di ciascuno di noi».
Salvatore Poddighe, ricorda con emozione come Suor Teresa non si limitasse solo ai Marianelli ovvero “i monelli di Maria”, così ribattezzati da suor Giuseppina Nicoli, ma si dedicava con cuore e passione anche alle famiglie più fragili. Oltre ad offrire conforto e ogni genere di necessità, promuoveva la conoscenza del Vangelo, accompagnava i bambini a Messa nella chiesa di Sant’Agostino, allora semidistrutta, e organizzava per i bambini e adolescenti attività ricreative per vivere in serenità.
La sua azione andava ben oltre l’assistenza materiale: la sua era un’opera educativa e spirituale, fondata sui valori della solidarietà, della dignità e della gratuità. Molte delle sue allieve hanno portato avanti nel tempo quell’eredità di umanità e impegno sociale. «La sua presenza ha inciso profondamente nella mia vita personale e professionale» testimonia Franca Molinas, insegnante nelle scuole per decenni.
Legata idealmente a Suor Giuseppina Nicoli — oggi beata — Suor Tambelli raccolse la missione vincenziana nella Cagliari più ferita. «I santi si incontrano » ha detto Suor Rita.
La proclamazione della venerabilità rappresenta un traguardo intermedio molto importante, ma non ancora definitivo: per la beatificazione occorrerà infatti il riconoscimento di un miracolo attribuito all’ intercessione della nuova Venerabile suor Teresa Tambelli. Nel frattempo, il suo esempio continua a risuonare forte nella città, un invito a non voltarsi dall’altra parte, a prendersi cura degli altri e a costruire comunità.
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