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Sovraffollamento e colonie penali non sfruttate: crescono i problemi nelle carceri sarde La nuova denuncia dell'associazione Socialismo Diritti e Riforme guidata da Maria Grazia Calligaris

Sono ancora una volta impietosi i numeri delle carceri isolane. Con il problema del sovraffollamento che è ormai una realtà assodata anche in Sardegna.

La fotografia

A denunciarlo è l’associazione Socialismo Diritti e Riforme, guidata da Maria Grazia Calligaris. Nelle case circondariali di Uta e Bancali il numero dei detenuti eccede quello dei posti disponibili, con spazi che risultano invivibili per chi sconta già la propria pena. E con le problematiche che si riversano così anche sui lavoratori, a partire dagli agenti di polizia penitenziaria. «A rendere ancora più difficile la situazione – spiega Calligaris in un comunicato – è il caldo torrido che sta mettendo a dura prova, oltre alle persone private della libertà, tutti gli operatori, nonostante il forte senso di abnegazione. A Cagliari per 561 posti sono ristrette 689 persone (122,8%), a Sassari-Bancali 533 detenuti per 454 posti (117,3%) a cui occorre aggiungere i 90 41bis. A Lanusei, nell’antico ex convento francescano di “San Daniele” a fronte di 33 posti sono presenti 41 detenuti (13 stranieri). A Oristano invece sono recluse 218 persone per 264 posti, la prima volta di numeri così bassi negli ultimi anni».

Colonie non sfruttate

La fotografia mette in chiaro le difficoltà di un intero sistema che vede solamente il carcere di Massama rispettare a livello numerico gli spazi delle proprie strutture. Questo accade nonostante il tentativo di far accrescere il numero di detenuti destinati alle colonie penali. Sui semila ettari a disposizione in tutta la regione, sono pochi in realtà quelli realmente sfruttati secondo la denuncia dell’associazione, che ha redatto l’ultimo report traendo i dati dall’ultimo lavoro dell’Ufficio statistica del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, risalente allo scorso 30 giugno. «Le Colonie Penali registrano un costante incremento dal mese di marzo, ma le presenze – rileva la presidente di SDR – sono ancora lontane dal raggiungere numeri significativi, sono infatti disponibili 272 posti. I limiti imposti all’accesso al lavoro nelle Case di Reclusione all’aperto e la necessità di rendere utilizzabili tutti i padiglioni richiedono una modifica della normativa a cui non possono derogare né i Direttori degli Istituti né il Provveditore regionale. Occorre quindi mettere mano alle disposizioni per garantire da un lato investimenti per rendere “ospitali” le Colonie, coinvolgendo il Ministero delle Infrastrutture, e dall’altro rendere più facile accedere alla misura dell’accesso ampliando il numero di anni residui da scontare da 6 ad almeno 8/10 anni, oltre alle condizioni di salute».


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