
Un momento dell’incontro all’ex Manifattura Tabacchi (foto Ignazio Boi)
Il mare non è soltanto un orizzonte. È un sistema articolato, una piattaforma di sviluppo, un ecosistema delicato da tutelare e, soprattutto, una risorsa strategica per il futuro economico e sociale dell’Italia. Con questa consapevolezza, Cagliari ospita oggi e domani la Giornata Nazionale del Mare, intitolata “CustodiAmo il Mare”, promossa dall’Apostolato del Mare della Conferenza Episcopale Italiana.
La giornata di oggi si è aperta nella cornice della Manifattura Tabacchi, presso gli spazi di Opificio Innova, realtà dedicata alla formazione e all’innovazione, affacciata simbolicamente sul porto cittadino: vero crocevia della vita economica e culturale di Cagliari.
Non si tratta di una semplice ricorrenza. L’appuntamento rappresenta un’occasione concreta per riportare al centro del dibattito pubblico un tema spesso trascurato: l’economia del mare, o meglio, la blue economy.
Secondo i dati OCSE, la blue economy a livello mondiale genera ogni anno oltre 1.500 miliardi di dollari e occupa circa 40 milioni di persone. In Europa produce un valore aggiunto di 130 miliardi di euro e dà lavoro a 4 milioni di cittadini. In Italia, il settore coinvolge 228 mila imprese – il 3,8% del totale – e genera un valore aggiunto superiore ai 50 miliardi di euro, occupando circa 900 mila persone, tra occupazione diretta e indiretta. Un sistema con uno dei più alti moltiplicatori economici: ogni euro prodotto ne attiva quasi due nel resto dell’economia.
Questi dati chiariscono quanto il mare sia una priorità strategica. Ma anche quanto sia urgente smettere di affrontarla in maniera frammentaria. Perché la sfida non è solo economica: è culturale, è di modello.
Nel pomeriggio, le relazioni – moderate dalla giornalista RAI Sara Perria – hanno offerto una lettura articolata del tema. Don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro, ha ricordato l’impegno pastorale della Chiesa verso chi lavora in mare. Il geologo Sandro Demuro è intervenuto invece sulla salute dei mari, oggi sempre più minacciata dal cambiamento climatico e dallo sfruttamento intensivo.
Il momento ccentrale è stato quello della tavola rotonda delle ore 19 con i rappresentanti dei principali settori coinvolti: la portualità (C.A. Giovanni Stella), l’industria logistica (Maria Julia Fernandez Manca, Grimaldi Group), la pesca (Giordano Marco, Associazione Pescatori), la politica ambientale (l’assessora Luisa Giua Marassi), la pastorale del mare (Piero Bianco, Stella Maris) e il mondo associativo (Lega Navale). Una pluralità di voci che, se riuscisse a confrontarsi non solo nei convegni ma anche nella quotidianità operativa, potrebbe attivare quella logica di sistema oggi assente.
La Sardegna, con i suoi 1.800 chilometri di coste, è una piattaforma naturale nel cuore del Mediterraneo. Ha una lunga storia marittima, competenze consolidate e potenzialità straordinarie nella cantieristica, nella nautica, nella ricerca marina, nel turismo sostenibile, nella blue biotech e nelle energie rinnovabili marine. Ma, finora, non è riuscita a compiere il salto di qualità: i settori non dialogano, i progetti restano isolati, le competenze si disperdono. Manca una regia unitaria e lungimirante.
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