Economia

Costruzioni in frenata in Sardegna: fine del Superbonus e PNRR zavorrano il mercato Nel corso dell'anno le stime indicano un calo del 4,5% rispetto al 2024

Dopo il boom degli anni del Superbonus e delle risorse PNRR, il settore delle costruzioni in Sardegna frena bruscamente.

Il 2024 segna la fine della crescita, e il 2025 si preannuncia con un calo reale del 4,5% del mercato, che dovrebbe attestarsi a 7,4 miliardi di euro, con investimenti in flessione del 5,9%. È quanto emerge dal Rapporto annuale di CNA Costruzioni, che fotografa una congiuntura in netto mutamento rispetto agli anni precedenti.

Dall’analisi risulta una contrazione generalizzata, in particolare nel residenziale (-13,1%) e nel non residenziale privato (-6,6%).

Unico segnale positivo è rappresentato dalle opere pubbliche, in crescita del 20%, che restano determinanti per sostenere i livelli di attività, sebbene solo il 17% dei grandi appalti (oltre 1 milione di euro) abbia coinvolto imprese sarde negli ultimi quattro anni.

Anche i bandi di gara segnano una forte battuta d’arresto, con un crollo del 48% nel valore complessivo. In controtendenza, il mercato immobiliare registra un +5,4%, mentre la manutenzione ordinaria (+1,2%) contribuirà nel 2025 a contenere gli effetti della flessione.

Nonostante le difficoltà, il sistema imprenditoriale tiene: nel 2024 si registrano solo 80 imprese in meno, mentre l’occupazione cresce del 16,5%, segnale di resilienza e di capacità di adattamento del comparto.

«Il mercato – spiegano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario regionale CNA e presidente della Federazione delle Costruzioni- passa da una fase straordinaria di crescita (2021–2023) a una condizione più cauta e selettiva. Il venir meno delle spinte eccezionali del Superbonus e un accesso al credito ancora limitato rendono le opere pubbliche cruciali per mantenere livelli di attività sopra la media pre-Covid».

I vertici di CNA sottolineano infine l’urgenza di politiche pubbliche mirate, dal riordino degli incentivi fiscali in linea con la direttiva europea sulle case green, alla riorganizzazione della macchina amministrativa regionale, fino a nuove politiche industriali capaci di sostenere il capitale umano, la formazione e i processi aggregativi tra imprese.


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