L’accoglienza è un atto d’amore Le voci di chi ha scelto l’affido e l’adozione: quando un legame diventa casa, cura e futuro

Anna Paola Ramo e Antonio Defraia ospiti a Radio Kalaritana insieme a Marcella Griva, psicologa Ai.Bi

Affido e adozione, due percorsi diversi, un solo obiettivo: dare a un bambino una famiglia, un ambiente sicuro, qualcuno che si prenda cura di lui. A testimoniarlo, due storie che spiegano il valore profondo dell’accoglienza. Anna Paola Ramo e Antonio Defraia hanno trasformato l’affido in una missione. La loro testimonianza l’hanno raccontata anche durante gli incontri organizzati dall’associazione Ai.Bi nell’ambito del progetto “Un affetto in più”.

«Abbiamo detto sì in meno di 48 ore – racconta Anna Paola -. La chiamata riguardava un neonato di un mese rimasto senza genitori: lo abbiamo accolto per quattro mesi per evitargli l’ingresso in comunità». Un affido temporaneo, che hanno garantito come “famiglia ponte”, in attesa di quella definitiva. «Affezionarsi a un neonato così piccolo è stato naturale, lasciarlo andare molto difficile – ammette Antonio -. Il dolore del distacco è stato inevitabile, ma ha prevalso il benessere del bambino».

L’esperienza di Maria Colombino è quella di un’adozione internazionale che ha cambiato la sua vita. Dieci anni fa, lei e suo marito hanno accolto tre sorelle colombiane, allora di 9, 6 e 4 anni.  «Quando ci hanno proposto tre sorelle insieme – racconta Maria – non abbiamo avuto dubbi. Il supporto del CIAI Sardegna è stato decisivo, soprattutto nei momenti più complessi e ci ha seguito durante l’intero percorso».

Due storie, due scelte. Due famiglie che, pur tra percorsi diversi, dimostrano che accogliere è molto più di un gesto: è un progetto, un impegno, un atto d’amore concreto

di Maria Chiara Cugusi

La versione integrale dell’articolo sul prossimo numero di Kalaritana Avvenire


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