Gaza

Caritas rilancia l’aiuto per Gaza e la Cisgiordania con nuovi progetti Malgrado la situazione sempre più grave, l'organizzazione resta in campo: le parole di Danilo Feliciangeli

Gaza dopo un bombardamento israeliano | Foto Caritas italiana

La situazione nella Striscia di Gaza è sempre più grave. A testimoniare la tragedia in corso in Palestina sono state anche negli scorsi giorni le ONG internazionali presenti ancora nelle diverse zone della Striscia, nel tentativo di dare un sostegno a una popolazione ormai ridotta allo stremo dall’azione dell’esercito isrealiano. Tra queste realtà c’è anche la Caritas, che come altre organizzazioni sta facendo tutto il possibile per non abbandonare i gazawi in condizioni però sempre più estreme.

«Non ci sono più parole – ha affermato Danilo Feliciangeli, responsabile area Medio Oriente e Nord Africa di Caritas Italiana, ai microfoni di Radio Kalaritana – ormai sono ventidue mesi che cerchiamo di portare l’attenzione su questo genocidio ai danni di una popolazione ormai stremata, che sta morendo di fame. Siamo arrivati a quasi 60mila morti, di cui quasi 18mila bambini. Oltretutto, Gaza è l’area con il più alto tasso di mutilazioni al mondo in percetuale alla popolazione. La situazione è terribile per chiunque, sia per i gazawi che gli operatori umanitari. Nel nostro caso abbiamo 123 colleghi che sono abitanti della Striscia di Gaza e anche per loro ormai non c’è più cibo, l’acqua potabile è diventata un problema e non ci sono più medicine. Abbiamo comunque ancora attivi otto punti medici che cercano di portare avanti l’assistenza sia fisica che psicologica alle persone, ma chi aiuta ha gli stessi problemi delle altre persone: non mangia, non ha una casa, sono a rischio di essere uccisi dai bombardamenti o da uno scontro a fuoco. A questo si aggiungono le attività della Gaza Humanitarian Foundation, che è diventata un modo ulteriore per umiliare e uccidere gli abitanti di Gaza. Un’operazione criminale in cui si strumentalizzano gli aiuti umanitari per fini politici».

Nonostante la gravità della situazione, Caritas ha rilanciato la propria azione solidale sia verso Gaza ma anche guardando alla Cisgiordania, dove le tensioni sono sempre più crescenti, come testimoniato dall’assalto dei coloni al villaggio cristiano di Taybeh delle scorse settimane. Con la voglia provare a costruire un futuro diverso.

«Cerchiamo di non scoraggiarci di fronte a quello che succede, soprattutto di portare il nostro sostegno e la nostra solidarietà ai colleghi di Caritas Gerusalemme che, nonostante tutto, continuano a lavorare e a offrire tutto quello che possono alla popolazione – ha continuato Feliciangeli – Il nuovo programma ha tre importanti obiettivi. Il primo è quello di fornire un aiuto umanitario immediato, perché c’è bisogno di generi di prima necessità, di provare a salvare le persone dalla denutrizione, dalla mancanza di cure. Il secondo è un percorso che guarda un po’ più nel lungo periodo, con la riabilitazione socioeconomica per un numero selezionato di famiglie che hanno perso il lavoro in Cisgiordania. Il terzo obiettivo, ancora più importante, cerchiamo di non perdere la speranza in un futuro di riconciliazione tra il popolo israeliano e il popolo palestinese, attraverso un programma educativo che si svolgerà in 8 college israeliani, in collaborazione con una ONG locale che si chiama Neve Shalom. In questi college offriremo dei corsi semestrali per studenti sia israeliani che di origine palestinese per conoscere meglio la storia in maniera oggettiva. Da questa conoscenza vogliamo provare a costruire un futuro diverso, in cui il conflitto venga gestito in una maniera non violenta e venga trasformato in un qualcosa di sostenibile che magari generi anche altra ricchezza. Non abbiamo l’utopia di portare la pace tra palestinesi e israeliani, ma se ognuno di noi riuscisse a fare qualcosa, forse un futuro diverso potrebbe essere immaginabile rispetto a questa devastazione totale».

Progetti a cui è possibile dare una mano concretamente, ognuno con le proprie forze.

«Abbiamo lanciato ormai da tempo una raccolta fondi per finanziare questi progetti, sul nostro sito www.caritas.it si trovano tutti i dettagli per poter dare un’offerta anche piccola, oppure ci possono contattare direttamente anche via e-mail, mandando un’e-mail a mona@caritas.it. Tutte le informazioni si possono trovare anche sui nostri social di Caritas Italiana.  In questo momento ci sono due cose importanti che possiamo fare come cittadini italiani. Continuare a gridare con forza il nostro no a questa aggressione, anche cercando di far arrivare la nostra voce al governo italiano, e allo stesso tempo possiamo dare un piccolo segno di solidarietà con un’offerta che ci aiuta poi a finanziare questi progetti nel lungo periodo: perché, purtroppo, ci sarà bisogno di aiuto proprio nei prossimi decenni per provare a risollevare la situazione».

 


Scopri di più da Kalaritana Media

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.