
Un momento della discesa dei Candelieri | Foto Ministero della Cultura/Gianni Biddau
Tutto pronto a Sassari per la «Faradda di li Candareri», la discesa dei candelieri, rito secolare che fonde devozione mariana, cultura popolare e comunità. A sancirne l’unicità, nel 2013, è stata l’Unesco che ha inserito la «Faradda» tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità.
Il rito
La processione, che si tiene il 14 agosto, nasce dal voto fatto dalla comunità alla Madonna Assunta per la fine della peste del XVII secolo. Da allora, ogni anno, tredici Gremi portano a spalla enormi ceri lignei, alti circa sei metri, dalla piazza Castello fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem. La «danza» dei candelieri oscillanti al ritmo di tamburi e cori, è un inno collettivo alla fede, ma anche un rito di popolo. L’ordine di discesa segue la tradizione: aprono i braccianti, seguiti da autoferrotranvieri, macellai, fabbri, piccapietre, viandanti, contadini, falegnami, ortolani, calzolai, sarti, muratori e infine le massaie. La fatica dei portatori, che sorreggono, sollevano e ballano le strutture, è accompagnata quindi da un sentimento di profonda devozione da parte della comunità.
Inclusione
Ma la «Faradda» è anche apertura, inclusione e speranza. Dal 2005, accanto ai candelieri storici, si affianca il candeliere dei detenuti, dedicato a san Sebastiano, protettore dei carcerati. Nato da un progetto dell’associazione «Intergremio», in collaborazione con il Comune di Sassari, coinvolge direttamente i detenuti della casa circondariale nella costruzione e nella celebrazione del proprio candeliere. Più snello e di colore rosso mattone con inserti dorati, il candeliere dei detenuti viene «ballato» prima all’interno del carcere, alla presenza di autorità civili e religiose, poi portato in piazza da ex detenuti. Un momento di riconciliazione e reinserimento, che dà voce e dignità a chi è in cammino verso un ritorno alla comunità e che quest’anno si svolgerà l’11 agosto.
Le parole
«Il senso dei candelieri – sottolinea il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia – è racchiuso in quell’atto di fede e di fiducia che spinge la città a rinnovare il proprio voto alla Madonna e a farlo con spirito festante. Questa capacità di guardare al futuro e di rialzarsi quest’anno è simbolicamente rappresentata dal Gremio dei falegnami. Nel corso della “Faradda” dello scorso anno il loro cero si è spezzato in due. Quell’incidente ha destato grande sconforto nel Gremio, in tutta la comunità dei candelieri e in tutta la città. Il senso di solidarietà, di unità, di attaccamento a uno dei simboli che meglio esprimono l’identità e lo spirito di Sassari, hanno ispirato la generosità di tutte e di tutti, consentendo di realizzare un nuovo cero. Proprio in questa capacità di rialzarsi in questa volontà di sperare, di avere fede, di guardare al futuro con fiducia, trova ancora attualità la festa di tutte le sassaresi e di tutti i sassaresi». Anche quest’anno Sassari celebrerà la memoria, la fede, il lavoro, la speranza con la sua processione danzante che da secoli tiene unita la città, rendendo vivi i valori che ne costituiscono l’anima.
Erika Pirina (Articolo apparso su Kalaritana Avvenire del 4 agosto)
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