IARES, Sardegna sempre più anziana e spopolata L’istituto di ricerca delle Acli commenta le ultime previsioni ISTAT: la popolazione isolana è destinata a calare drasticamente, mettendo a rischio la tenuta del welfare

Vania Statzu, ospite nei giorni scorsi a Radio Kalaritana

La Sardegna si avvia verso un futuro demografico sempre più fragile e complesso. A dirlo sono i dati appena pubblicati dall’ISTAT, analizzati in dettaglio dall’Istituto IARES, centro studi dell’ACLI Sardegna. Secondo le previsioni aggiornate al 2024, l’Isola potrebbe scendere sotto il milione e mezzo di abitanti già nel 2031, e sotto il milione nel 2067. Un calo netto, accompagnato da una popolazione sempre più anziana e da una struttura familiare in profonda trasformazione.

«Il nostro compito – spiega Vania Statzu, direttrice scientifica di IARES, ospite nei giorni scorsi a Radio Kalaritana – è quello di leggere questi numeri e aiutare a comprenderne le implicazioni per il futuro della Sardegna. E i segnali non sono incoraggianti». Le previsioni indicano una contrazione demografica che nei prossimi decenni avvicinerà la Sardegna alle regioni del Mezzogiorno, in particolare alla Basilicata, l’unica a registrare un calo più marcato.

Se le tendenze attuali verranno confermate, entro il 2080 la Sardegna avrà perso oltre il 45% della popolazione rispetto al 2024. Un’inversione di rotta rispetto alle regioni del Nord, come il Trentino-Alto Adige, che invece fanno registrare una leggera crescita.

Le famiglie cambiano volto

La crisi demografica non si limita al numero complessivo di abitanti. Le famiglie stesse stanno cambiando. Aumentano quelle composte da un solo individuo, mentre diminuiscono sensibilmente le famiglie con figli. In Sardegna, questa trasformazione è ancora più accentuata rispetto alla media nazionale.

«A livello italiano – continua la Statzu – le famiglie con figli calano di circa 6 punti percentuali entro il 2050. In Sardegna il calo è simile, ma si parte già da una base più bassa». Inoltre, cresce il numero di coppie senza figli, ma in misura molto minore rispetto al resto d’Italia.

Una regione sempre più anziana

Altro elemento centrale dell’analisi è l’invecchiamento della popolazione. Nel 2050, l’età media in Sardegna sarà di 55 anni, ben 4 in più rispetto alla media nazionale. L’isola si confermerà la regione con la percentuale più alta di over 65. Indici come quello di vecchiaia e quello di dipendenza strutturale – che misura il rapporto tra persone non in età lavorativa e popolazione attiva – mostrano un progressivo appesantimento del carico sulle fasce produttive.

«Questo significa – osserva la Statzu –  che i lavoratori, già oggi in diminuzione, dovranno sostenere una popolazione anziana sempre più numerosa, con ripercussioni importanti sul sistema sanitario, previdenziale e assistenziale»

Il ruolo (limitato) dell’immigrazione

Nonostante si parli spesso del ruolo degli immigrati nel riequilibrare le dinamiche demografiche, anche su questo fronte la Sardegna mostra una tendenza debole. La popolazione straniera rappresenta la quota più bassa d’Italia e segue le stesse dinamiche demografiche della popolazione locale: pochi figli e un progressivo invecchiamento.

Quali risposte per il futuro?

Alla luce di questi dati, diventa centrale la riflessione su quali strategie mettere in campo. «La Sardegna – conclude la Statzu – deve diventare attrattiva, per i giovani sardi che se ne vanno ma anche per chi arriva da fuori. Occorre creare opportunità reali per le famiglie, investire in servizi per gli anziani e ripensare profondamente le politiche abitative, lavorative e di welfare»

Un articolo di approfondimento con tutti i dati e i confronti tra Sardegna e resto d’Italia è disponibile sul sito dell’ACLI Sardegna. Intanto, IARES continuerà il suo lavoro di monitoraggio anche nei prossimi mesi, per offrire strumenti concreti di lettura e orientamento a cittadini, istituzioni e decisori politici.


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