Cronaca

Allarme Vespa velutina: primo nido distrutto in Sardegna A Pirri invasione di vespe nel parco dell’ex Vetreria, a Ilbono confermata la presenza del calabrone asiatico

Domenica mattina paura al parco dell’ex Vetreria di Pirri, invaso da uno sciame di vespe.

In via precauzionale è stata disposta la chiusura temporanea al pubblico. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la polizia locale e personale specializzato per la rimozione del nido, che però non è stato ancora rintracciato.

L’emergenza legata agli insetti è destinata ad allargarsi: la temuta Vespa velutina, conosciuta come calabrone asiatico predatore di api, è arrivata ufficialmente in Sardegna.

La prima segnalazione è giunta da Ilbono, dove un apicoltore ha notato esemplari sospetti attorno alle sue arnie.

L’intervento degli esperti del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari ha confermato l’identificazione.

Primo nido individuato e distrutto

Dopo la segnalazione, è scattato un piano straordinario di monitoraggio.

Grazie all’impiego di radiotrasmettitori, uno dei sistemi più efficaci per seguire gli insetti fino al loro nido, è stato individuato e distrutto il primo insediamento di Vespa velutina mai scoperto sull’isola.

Ma la minaccia non è finita: in altri due apiari della zona sono stati catturati ulteriori esemplari, segno che il calabrone ha già iniziato a colonizzare il territorio.

Un rischio per api e apicoltura

La Vespa velutina nigrithorax, originaria del Sud-Est asiatico, è una specie invasiva segnalata per la prima volta in Europa nel 2004, in Francia, e ormai diffusa in diverse regioni italiane: Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Puglia.

L’insetto rappresenta una minaccia diretta per le api da miele: caccia le bottinatrici al rientro negli alveari e le utilizza come nutrimento per le larve.

Questo comportamento, spiegano gli esperti, può indebolire intere colonie, riducendo la produzione di miele e mettendo in seria difficoltà gli apicoltori.

«Per la Sardegna è una sfida nuova e complessa – sottolineano dal mondo scientifico –. Servono azioni coordinate di monitoraggio e contrasto per contenere la diffusione della specie e tutelare l’apicoltura, risorsa fondamentale per l’ecosistema e l’economia locale».


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