
Lavori in una fabbrica | Foto Mimit
Arriva la firma sul decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che fissa le opere e le infrastrutture prioritarie per superare il carbone in Sardegna. Un phase-out rinviato nel tempo in Sardegna, che ora però dovrebbe prendere forma almeno a partire dall’estate del 2026.
La firma
Il decreto ministeriale firmato da Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Infrastrutture e Ministero delle Imprese, secondo quanto riportato da Ansa, mette nero su bianco «una serie di interventi strategici, dichiarati di pubblica utilità e di carattere urgente, per lo sviluppo di nuova capacità di produzione da fonti rinnovabili e per l’installazione di sistemi di accumulo energetico». Il comunicato interministeriale, parla inoltre di un potenziamento del «sistema delle interconnessioni elettriche, sia con la penisola sia con la Sicilia, insieme al rafforzamento della rete di trasmissione all’interno dell’isola. Per quanto riguarda il gas, viene introdotto un collegamento virtuale che garantirà la sicurezza degli approvvigionamenti grazie all’utilizzo di terminali di rigassificazione, Unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (Fsru) e reti locali, assicurando al contempo un’equità tariffaria a livello nazionale a tutela dei consumatori sardi». «Un atto concreto – lo ha definito il ministro delle Imprese Adolfo Urso – che apre la strada alla decarbonizzazione dei settori industriali e alla reindustrializzazione del territorio, a partire dal Sulcis, dove resta prioritario il nostro impegno per affrontare le crisi in atto e trasformarle in opportunità».
Il phase-out dal carbone dovrebbe interessare le centrali di Fiume Santo (gestita da EP) e di Portovesme (controllata da Enel). Cruciale per lo spegnimento delle centrali a carbone sembra ormai essere il completamento del Tyrrhenian Link, il cavo sottomarino ad alta tensione che collegherà Sardegna e Sicilia, ma su cui ci sono e restano i forti dubbi e le proteste della popolazione coinvolta tra Selargius e Quartu Sant’Elena.
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