
(foto ANSA/Danilo Schiavella)
Le imprese sarde continuano a muovere passi troppo lenti verso la trasformazione digitale e l’innovazione. Nel 2024, sono state appena 1.161 le realtà produttive dell’isola ad aver effettuato almeno un investimento in tecnologie digitali, nuovi modelli organizzativi o processi aziendali innovativi. Un dato in lieve crescita rispetto al 2023, pari appena allo 0,4%.
È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, elaborata su dati Istat, che fotografa il quadro della digitalizzazione tra il 2023 e il 2024.
Sardegna fanalino di coda nella corsa all’innovazione
Nonostante la crescita, la Sardegna si posiziona solo all’ottavo posto nella graduatoria nazionale. Al vertice troviamo la Basilicata (+3,1%) e la Sicilia (+2,4%), mentre la media italiana si attesta a un modesto +0,6%. In coda l’Umbria, che segna un preoccupante -2,4%.
Nel dettaglio, il 30,9% delle piccole imprese sarde ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto, mentre l’innovazione di processo risulta più diffusa e coinvolge il 50,2% delle aziende.
Formazione e competenze digitali ancora carenti
Il vero tallone d’Achille resta la formazione del personale: solo il 29,3% delle imprese sarde ha investito in questo ambito, posizionando l’isola al terz’ultimo posto in Italia. Altro dato critico riguarda la disponibilità di profili professionali con elevate competenze digitali, che risultano difficili da reperire nel 52,7% dei casi, un valore in linea con la media nazionale (53,5%).
L’analisi segnala inoltre che le imprese artigiane con dipendenti che utilizzano tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale sono circa 1.200.
«Negli ultimi anni le imprese hanno fatto progressi, ma ancora insufficienti per affrontare le sfide dei mercati globali e delle crisi in corso – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – È evidente quanto sia fondamentale sostenere le attività produttive in un percorso costante di innovazione e aggiornamento».
«Solo un sistema economico efficiente e reattivo – prosegue Meloni – potrà affrontare con successo i cambiamenti repentini che stiamo vivendo».
Sud più ottimista: il 35% delle imprese punta sull’Industria 4.0
Secondo un’indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, a livello nazionale il 35% delle imprese del Mezzogiorno prevede di investire in tecnologie 4.0 entro i prossimi tre anni, superando la media nazionale del 32,8%.
Più indietro le imprese femminili, tra cui solo il 30% ha in programma investimenti digitali entro il 2027. A trainare la transizione tecnologica sono soprattutto le aziende manifatturiere (40,6%) e le grandi imprese (67,6%).
Brevetti in calo: solo 7 registrazioni in Sardegna
Altro indicatore della scarsa propensione all’innovazione è il numero di brevetti depositati presso le Camere di Commercio: nel 2023, in Sardegna ne sono stati registrati appena 7, contro i 12 dell’anno precedente, segnando un calo del -43,26%.
A livello nazionale, al contrario, le registrazioni sono aumentate leggermente, passando da 4.773 nel 2022 a 4.780 nel 2023 (+0,13%).
«Non è più tempo di chiedersi se sia conveniente innovare – conclude Meloni – oggi la vera domanda è: qual è il costo del non farlo? Le imprese che rinviano la transizione tecnologica stanno già pagando in termini di competitività. Innovare non significa solo introdurre nuove tecnologie, ma anche investire sulle persone, sulle competenze e sul capitale umano».
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