Il caso

Medici di base allo stremo, la morte di Maddalena interroga la categoria Dopo la tragedia di Dorgali sindacati e cittadini chiedono assunzioni, tutele e sostenibilità del lavoro medico

Medico impegnato in una visita

«Non è accettabile che i medici di medicina generale siano sottoposti a orari e condizioni di lavoro incompatibili con le norme contrattuali, la legge, la vita stessa», denuncia Fausto Durante, segretario della Cgil Sardegna. Le sue parole arrivano dopo la tragedia di Maddalena Carta, la 38enne dottoressa di Dorgali morta all’ospedale dopo aver seguito, da sola, i suoi 1800 assistiti e quelli di due colleghi assenti per malattia. «Se una dottoressa viene stroncata da una giornata evidentemente troppo lunga e stressante – prosegue Durante – è chiaro che è il sistema stesso a essere malato e occorre porre immediato rimedio».

Per il sindacato, quanto accaduto impone un’assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti sanitari e delle istituzioni regionali: «I carichi e gli orari di lavoro dei medici devono tornare a criteri sostenibili, dal punto di vista fisico e umano». Il protocollo sulla sanità firmato ad agosto con la Regione va in questa direzione, ma, avverte la Cgil, serve un piano di assunzioni con incentivi adeguati e una valorizzazione complessiva del lavoro sanitario.

Luciano Congiu, segretario regionale Smi, aggiunge: «Il sacrificio di Maddalena rappresenta il peso insostenibile che grava sui medici di famiglia, spesso costretti a scegliere tra la propria salute e il dovere professionale. È una morte sul lavoro, inaccettabile in un Paese civile».

Intanto a Dorgali, comunità sconvolta dal lutto, resta aperta la domanda su come garantire l’assistenza. La Asl di Nuoro ha bandito un concorso urgente per un nuovo Ascot, 20 ore a Dorgali e 20 a Cala Gonone. Una risposta temporanea in un territorio di 8.500 abitanti, dove oggi tra sostituzioni e carenze il diritto alla cura resta appeso a un filo.


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