
Gabriele Catta ospite stamattina a Radio Kalaritana
Un’impresa sportiva che si trasforma in un gesto di solidarietà tangibile. È questo il cuore pulsante del progetto di Gabriele Catta, atleta cagliaritano che per il quarto anno consecutivo fonde la sua passione per lo sport con una forte vocazione sociale.
Nel 2025, Gabriele ha completato 21 Ironman in 21 giorni consecutivi: ogni giornata una sfida da triathlon completo, con 3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa, per un totale di oltre 4.000 chilometri percorsi. Tutto ciò reso possibile grazie al supporto di un team multidisciplinare e a una determinazione fuori dal comune.
Lo sport come memoria e aiuto concreto
L’ispirazione nasce da un ricordo personale: il nonno di Gabriele, medico di base molto amato, scomparso a causa della leucemia. «Era la mia guida, il mio punto di riferimento», racconta Gabriele durante l’intervista a Radio Kalaritana. «Ho voluto onorarne la memoria trasformando il dolore in un impegno concreto a favore di chi soffre»
Quattro anni fa, questa motivazione ha preso forma in un’idea semplice ma potente: ogni anno, affrontare una prova estrema e dedicarla a una causa benefica. «Lo sport spinge al limite, ma è anche un mezzo per fare del bene. Ho deciso di mettere le mie energie al servizio degli altri»
Due associazioni, un unico obiettivo
L’edizione 2025 del progetto sostiene due realtà di rilievo: l’Associazione Amico della Missione e l’Associazione Bambini Ospedalizzati Sardegna (ABOS).
Salvo Di Giuseppe, fondatore e membro del direttivo di Amico della Missione, ha illustrato il progetto in Tanzania, dove è in fase di completamento un ospedale maternità grazie al missionario Don Carlo Rotondo. «Siamo ora nella seconda fase, la costruzione di una clinica mobile per portare cure nei villaggi più remoti della savana. Il contributo di Gabriele è fondamentale per raggiungere chi vive lontano da tutto.»
Parallelamente, Gabriele ha scelto di sostenere ABOS, che opera nei reparti pediatrici degli ospedali sardi. «Ogni giorno comprendiamo la fatica immensa di questa impresa», spiega Luciana Marotta, presidente dell’associazione. «Vedere qualcuno affrontare una sfida simile per aiutare i nostri bambini ci riempie di gratitudine.»
Una sfida che è anche lavoro di squadra
Dietro ogni chilometro percorso c’è un’organizzazione precisa e complessa. «Nulla sarebbe stato possibile senza il mio team», sottolinea Gabriele. Al suo fianco, la compagna Alessia, che coordina la logistica, oltre a medici, nutrizionisti, terapisti, osteopati e amici che lo hanno seguito tappa dopo tappa, in particolare lungo il Poetto, dove la sicurezza è stata una priorità.
«Questa rete di persone è diventata parte integrante del progetto. Non è solo sport, ma comunità, condivisione e fiducia»
Negli anni precedenti, il progetto di Gabriele ha sostenuto principalmente cause legate al cancro e alla sclerosi multipla, in memoria del nonno e per rispondere a problematiche diffuse in Sardegna. Quest’anno, invece, l’attenzione è stata rivolta ai più piccoli. «Da bambino pensavo solo a giocare a pallone con gli amici», racconta Gabriele. «Penso a chi non può farlo per motivi di salute. A loro ho voluto dedicare questa edizione»
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