
Sono continuati nella giornata di ieri, giovedì 9 ottobre, i lavori dei Carabinieri del RIS sul caso del femminicidio di Cinzia Pinna. Dopo essere tornati all’interno dello stazzo dove il reo confesso Emanuele Ragnedda ha ucciso la donna, gli inquirenti hanno portato avanti un sopralluogo a bordo dello yatch della famiglia Ragnedda al porticciolo di Cannigione.
Il quadro
Sull’imbarcazione i Carabinieri hanno cercato ulteriori risposte per restringere il campo su possibili complici del femminicidio della donna originaria di Castelsardo. Oltre che per trovare indumenti e telefono cellulare di Pinna, ancora non rinvenuti durante i sopralluoghi. Con lo yatch, Ragnedda aveva tentato una fuga prima della confessione. La stessa imbarcazione potrebbe essere stata il mezzo pensato per portare a largo il cadavere di Pinna, che secondo le ricostruzioni inizialmente l’uomo avrebbe pensato di gettare in mare e non nei terreni di proprietà della famiglia Ragnedda, dove invece la donna è stata trovata dopo più di due settimane di disperate ricerche. Intanto, Ragnedda è stato dimesso dall’ospedale di Sassari dopo il tentativo di suicidio messo in atto all’interno del carcere di Bancali dove ora è tornato.
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