SANITÀ

Sanità: lavori in corso L’assessore Bartolazzi illustra le principali misure prese per affrontare le criticità nel territorio

In un momento cruciale per il sistema sanitario sardo, l’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi illustra sulle nostre pagine le principali linee d’azione messe in campo dalla Regione.

La Regione ha recentemente approvato una misura importante per rafforzare la medicina di base. Quale l’impatto sui cittadini?

Con il nuovo accordo dei medici di Medicina generale, la Sardegna punta decisamente verso una sanità di prossimità più moderna, digitale e vicina alle persone, ovunque esse vivano. Fra le novità più rilevanti del nuovo Accordo, vi è l’istituzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), reti di professionisti che condividono strumenti, obiettivi e risorse all’interno di un’area geografica specifica. Questo significa che il cittadino potrà contare su studi medici aperti più a lungo, anche nelle ore pomeridiane, e su un’assistenza continua da parte della rete, anche in caso di assenza del proprio medico di fiducia. Altro pilastro dell’accordo è il rafforzamento delle cure domiciliari: ogni medico dovrà prendere in carico almeno il 10% dei propri pazienti anziani o fragili con assistenza a casa, per evitare ricoveri inutili e migliorare la qualità della vita delle persone non autosufficienti. Infine, è stata introdotta un’indennità speciale di 2.000 euro al mese per i medici che operano in aree disagiate con carenza di assistenza sanitaria. Questa misura servirà ad attrarre e mantenere professionisti nei territori più isolati, dove la presenza di un medico di famiglia rappresenta spesso l’unico presidio sanitario stabile.

Liste d’attesa e accesso alle cure. Quali sono le azioni concrete?

Per il 2025 abbiamo stanziato un pacchetto di cinque milioni di euro per potenziare l’offerta di prestazioni ambulatoriali e ospedaliere, e velocizzare il recupero delle liste d’attesa. Abbiamo individuato in maniera mirata le branche più critiche e vincolato le risorse direttamente sulle agende dove si registrano le maggiori attesa. Ma il lavoro più importante che stiamo facendo è la ristrutturazione del servizio Cup regionale, finalizzato ad una migliore governance delle prenotazioni e alla riduzione dei tempi d’attesa. Pochi giorni fa abbiamo approvato in Giunta la delibera che affida alla Centrale unica di Committenza la delicata gestione della gara per l’affidamento del nuovo servizio, che prevede l’unificazione dei servizi.

con un unico operatore a livello regionale. Fra le peculiarità del nuovo Cup ci sarà l’introduzione di «liste attive», attraverso cui le aziende sanitarie potranno ricontattare i pazienti in attesa per offrire posti che si liberano, con slot riservati, fasce orarie flessibili e «overbooking controllato». Ci sarà poi un meccanismo di conferma dell’appuntamento (via Sms o canali digitali) almeno 48 ore prima: questo aiuta a liberare posti inutilmente occupati e ridurre le attese per altri utenti. Viene introdotto contestualmente il monitoraggio del no show, ovvero la mancata presentazione a visite già prenotate, che in Sardegna riguarda più di 100 mila pazienti: sarà attivato un recall telefonico del paziente e la gestione delle agende per liberare tempestivamente posti utili. Ci aspettiamo molto da questa rivoluzione organizzativa

Come intendete rendere più attrattivo e stabile il sistema sanitario sardo?

Proprio nell’ultima seduta di Giunta, su mia proposta sono stati approvati gli schemi di convenzione tra la Regione Sardegna e le Università di Cagliari e Sassari per lo svolgimento degli insegnamenti tecnico-pratici dei corsi di laurea delle professioni sanitarie: aree infermieristica e ostetrica, tecnica, della riabilitazione e della prevenzione. In questo modo forniamo un sostegno concreto alle Università nella gestione delle attività professionalizzanti e dei tirocini; rilanciamo l’attrattività dei percorsi formativi e garantiamo a medio termine l’immissione di nuove risorse professionali nel mercato del lavoro isolano. Contiamo che questa misura possa incidere significativamente sul problema della carenza di professionisti sanitari. Ma certamente da sola non basta. Per ridare slancio al Sistema sanitario regionale occorre partire da un approccio organico e strutturale, in grado di invertire, almeno in parte, una tendenza al disinvestimento i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, sia a livello nazionale che regionale. Noi stiamo provando a cambiare, rimettendo in piedi un sistema che in Sardegna è stato bloccato dal susseguirsi di riforme frammentarie e contraddittorie negli ultimi dieci anni. Per questo abbiamo ridisegnato il riparto delle risorse alle Asl, creando il margine finanziario per programmare spese di personale, mobilità e investimenti organizzativi. Questa ridefinizione finanziaria serve a sostenere piani di reclutamento mirati e a ridurre il ricorso a soluzioni emergenziali. Nell’ambito della recente legge di riordino del Sistema sanitario regionale abbiamo poi dato mandato ai commissari pro tempore di riorganizzare reparti e potenziare la gestione delle risorse umane, anche attraverso la ricognizione dei piani di fabbisogno aziendale. L’obiettivo comune è creare condizioni più stabili e prevedibili per chi entra nel sistema, con percorsi di stabilizzazione e maggiore capacità di programmazione.

di Maria Luisa Secchi

pubblicato sull’ultimo numero di Kalaritana Avvenire


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