
Un momento della presentazione di ieri
Il Terzo Settore in Sardegna continua a espandersi: aumentano sia il numero di enti sia l’occupazione, ma emerge una criticità significativa, la diminuzione dei volontari. I dati presentati ieri dallo IARES (Istituto Acli per la Ricerca e lo Sviluppo), basati su Istat e indagini IARES-SWG, offrono un quadro dettagliato del mondo no profit nell’isola.
Secondo il censimento Istat, le istituzioni no profit in Sardegna sono passate da 11.271 nel 2021 a 11.449 nel 2023, registrando un incremento dell’1,58%. La crescita interessa associazioni riconosciute e non, cooperative sociali, fondazioni e altre forme giuridiche. Le associazioni rappresentano la maggioranza del settore (86,2%), passando da 9.530 a 9.870 negli ultimi due anni, seguite dalle cooperative sociali (8,3%), dalle fondazioni (1,2%) e dalle altre organizzazioni di volontariato (4,3%).
Parallelamente, cresce il numero di dipendenti: nelle associazioni si passa dal 13,9% al 16,7%, mentre nelle cooperative sociali l’incremento è più marcato, dal 49,8% al 69,3%. Questa crescita risponde alla maggiore domanda di servizi legati all’assistenza sociale, alla sanità e alle non autosufficienze, fenomeni legati all’invecchiamento della popolazione e alla maggiore attenzione alle fragilità.
L’impatto della pandemia e le attività prevalenti
Secondo Vania Statzu, direttrice scientifica dello IARES, la pandemia ha giocato un ruolo fondamentale: «Durante il Covid molte associazioni – spiega – soprattutto in ambito sanitario e sociosanitario, hanno aumentato la loro visibilità e importanza». Tra le attività prevalenti figurano sport, attività culturali, artistiche e ricreative, assistenza sociale e protezione civile.
La Sardegna si distingue anche per la densità di enti no profit: è ottava in Italia per presenza ogni 1.000 abitanti e prima tra le regioni del Mezzogiorno, confermando una forte tradizione di associazionismo e partecipazione civica.
La sfida del volontariato
Non mancano però criticità, in particolare il calo dei volontari. Secondo Istat, tra il 2013 e il 2023 il volontariato organizzato ha registrato una diminuzione del 19%. L’indagine IARES-SWG evidenzia che nel 2025 solo il 15% dei residenti svolge attività gratuita, in calo rispetto al 17% del 2024 e al 24% del 2023. Il fenomeno riguarda soprattutto i giovani, attratti da forme di volontariato più flessibili e informali, il cosiddetto “volontariato sommerso”.
Donazioni e partecipazione civica
Le donazioni restano un punto di forza: la Sardegna continua a sostenere generosamente il no profit, soprattutto nei settori della beneficenza, della ricerca scientifica, della sanità e della tutela ambientale. Crescono le donazioni medie verso associazioni regionali e quelle che operano a livello locale, mentre diminuisce leggermente la donazione di sangue, probabilmente legata all’invecchiamento dei donatori abituali.
Comunicazione e professionalizzazione
Nonostante la crescita delle donazioni, cala la percezione della conoscenza delle attività associative, dal 30% al 26%. La scarsa presenza digitale delle piccole realtà associative, prive spesso di siti web o strumenti social efficaci, contribuisce a questo fenomeno.
La riforma del Terzo Settore ha chiarito le differenze tra volontari e dipendenti, aumentando la professionalizzazione delle associazioni. Gli enti affrontano adempimenti burocratici più complessi, spiegando in parte l’incremento dei dipendenti e l’emergere di nuove opportunità lavorative.
Prospettive future
Il Terzo Settore sardo mostra vitalità e crescita strutturale, ma la sfida principale resta conciliare l’espansione organizzativa con la partecipazione attiva e diffusa. Serviranno nuove strategie per coinvolgere giovani e cittadini, valorizzando vicinanza, trasparenza e conoscenza diretta delle attività associative.
«Si tratta di filoni di grande interesse – conclude Vania Statzu – che meritano approfondimenti continui per capire come il Terzo Settore possa rafforzare il capitale sociale e la fiducia istituzionale nella nostra isola».
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