
Foto www.unionesarda.it
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Giovanna Monni, giovane allevatrice di Nuoro, e ha fermato l’abbattimento di 140 bovini sani e vaccinati. Secondo la sentenza, la soppressione «non risponde più alla finalità precauzionale» prevista dalle norme europee.
«Perché tutti i capi devono essere abbattuti anche se stanno bene?», chiedeva Monni ai microfoni di Videolina lo scorso 20 luglio. La sua battaglia legale mirava a impedire che, dopo i primi 40 capi già soppressi, venissero eliminati anche gli altri 140 dell’allevamento di famiglia. Il Consiglio di Stato le ha dato ragione, bocciando le posizioni di Asl di Nuoro, Regione e Ministero della Salute.
Secondo la sentenza, i bovini interessati sono «sani, vaccinati e senza sintomi», quindi l’abbattimento «non risponde più alla finalità precauzionale» prevista dalla normativa Ue. Gli animali saranno sottoposti a nuovi test presso l’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, con risultati attesi entro due mesi. Il Consiglio di Stato tornerà a riunirsi il 22 gennaio per esaminare gli esiti delle analisi.
L’avvocato Raffaele Soddu, che rappresenta l’azienda agricola, sottolinea due motivi principali che hanno convinto il Consiglio di Stato a bloccare gli abbattimenti: «Le criticità del metodo diagnostico utilizzato a Teramo, tanto che le analisi saranno ripetute in un altro istituto. E poi il principio dell’illegittimità successivamente accertata: un provvedimento inizialmente legittimo può diventare illegittimo se cambia la situazione fattuale. I bovini sono sani, vaccinati e non c’è alcun pericolo di contagio».
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