
L’economia della Sardegna mostra segnali di lieve ripresa nella prima parte del 2025.
Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia, il Pil isolano è aumentato dello 0,7% nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024. Un risultato leggermente superiore alla media nazionale, ma inferiore a quello complessivo del Mezzogiorno.
Nel dettaglio, il settore alimentare continua a trainare la produzione industriale, mentre quello metallurgico risente ancora dell’incertezza legata alla permanenza nell’isola di alcune produzioni di base.
Bankitalia segnala che, pur in un contesto di riduzione dei tassi d’interesse e del costo dell’energia, le attese delle imprese industriali restano condizionate dalle tensioni commerciali internazionali, in particolare dall’inasprimento dei dazi alle importazioni deciso dall’amministrazione statunitense.
Nel comparto delle costruzioni, la produzione privata ha subito un rallentamento, a fronte di una minore domanda dei cittadini, mentre prosegue la crescita dei lavori pubblici connessi ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Export in calo, boom del turismo
Le esportazioni regionali hanno registrato una contrazione del 17,3% in termini nominali nel primo semestre dell’anno, invertendo la lieve tendenza positiva osservata nel 2024.
Decisamente più dinamico il settore turistico: presenze e passeggeri in aumento, con un forte contributo dei visitatori stranieri che confermano l’attrattività internazionale dell’isola.
Occupazione in aumento, ma cresce la disoccupazione
Il mercato del lavoro sardo offre un quadro contrastante. L’occupazione è cresciuta del 3,2% nei primi due trimestri, più del doppio rispetto al dato nazionale (1,4%), portando il tasso di occupazione al 58,6%. Tuttavia, è tornato a salire il tasso di disoccupazione, dopo quattro anni di calo continuo.
Famiglie più fiduciose e consumi in ripresa
Il potere d’acquisto delle famiglie è migliorato grazie all’aumento dei redditi nominali e al rallentamento dell’inflazione. I consumi sono cresciuti a un ritmo leggermente superiore alla media italiana. Anche i prestiti alle famiglie hanno accelerato, sospinti sia dai mutui immobiliari sia dal credito al consumo.
Nel comparto produttivo, invece, si registra una ripresa del credito per le imprese medio-grandi, mentre le aziende più piccole continuano a faticare ad accedere ai finanziamenti.
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