
Il presidente Usa Donald Trump (foto Euronews)
Negli Stati Uniti di Donald Trump cambia la strategia di politica estera. Ne ha parlato ai microfoni di Radio Kalaritana il professor Mattia Diletti, docente di sociologia dei fenomeni politici al dipartimento della Comunicazione e della Ricerca sociale dell’Università Sapienza di Roma.
«Siamo davanti – ha spiegato – a un cambio di marcia. L’amministrazione Trump ragiona per sfere di influenza, in particolare nell’emisfero occidentale, e il Venezuela è diventato il banco di prova di questo nuovo approccio».
Secondo Diletti, che coordina l’osservatorio Spam (Società e politica americana), la scelta di puntare su Caracas non è casuale: «Il Venezuela è il paese più fragile dell’area, per colpe anche della leadership di Maduro, ma è perfetto per un’operazione che parla sia di geopolitica sia di propaganda interna». Il riferimento è agli elettori americani di origine venezuelana e alla componente ideologica del trumpismo.
Il sociologo sottolinea anche la continuità con le precedenti amministrazioni, «che già usavano il tema della lotta alla droga per giustificare interventi di controllo politico nell’America Latina». Ma oggi la logica è più apertamente muscolare, con un segretario di Stato come Marco Rubio «che guarda al continente con una visione personale e militante».
Uno scenario che, osserva Diletti, «riaccende tensioni internazionali e interne», in un’America dove la politica estera diventa ancora una volta strumento di consenso elettorale.
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