Domani a Cagliari si celebra il Giubileo dei missionari e dei migranti, due volti di un’unica speranza. Un accostamento che Papa Leone XIV ha già proposto a Roma durante le giornate dedicate proprio a missionari e migranti, il 4 e 5 ottobre scorsi.
Il Papa ha ricordato che l’Italia deve restare fedele alla sua vocazione di umanità e solidarietà, sempre aperta all’accoglienza. Se un tempo i missionari partivano per annunciare il Vangelo in terre lontane, oggi sono i popoli di quelle terre a giungere da noi: portatori di speranza, testimoni di fede, destinatari e spesso anche annunciatori del Vangelo.
Accogliere, dunque, è la prima forma di testimonianza. Nel volto di chi arriva dobbiamo riconoscere la presenza di Cristo che bussa al cuore delle nostre comunità. Secondo le stime, il 53% dei migranti che giungono nel nostro Paese sono cristiani: fratelli nella fede, che possono rinnovare il nostro entusiasmo e la nostra speranza.
Quando l’uomo è costretto a fuggire per fame, guerra o disperazione, la sua libertà viene violata. Per questo la Chiesa non invoca soltanto accoglienza, ma una giustizia globale, una cooperazione tra i popoli che garantisca la libertà di restare, di partire e di tornare.
Siamo chiamati a essere missionari verso il mondo, ma anche missionari accogliendo il mondo che bussa alle nostre porte. Accoglienza e verità devono camminare insieme: raccontare le storie, valorizzare le esperienze, costruire fraternità senza pregiudizi.
Parlare di speranza significa allora motivare l’azione della Chiesa verso i confini del mondo, per annunciare il Vangelo, e nello stesso tempo accogliere quanti portano la speranza e chiedono di essere accolti. A tutti, sempre, dobbiamo l’annuncio del Vangelo della carità e del Vangelo della verità.
Giuseppe Baturi
Arcivescovo
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