Lavoro

Per la Bekaert Sardegna serve un intervento urgente del Governo I sindacati di Fiom Cgil, FSM Cisl e Uilm Uil si dicono preoccupati dopo il confronto con l'azienda

«Per il futuro della Bekaert Sardegna serve un intervento urgente del Governo per attrarre investitori affidabili e azioni rapide su energia, logistica e strumenti per favorire l’insediamento produttivo».
È la posizione dei rappresentanti di Fiom Cgil, FSM Cisl e Uilm Uil ancora più preoccupati dopo il recente confronto con i vertici della Bekaert al Mimit, per fare il punto sulla situazione dello stabilimento di Assemini, a rischio chiusura dopo l’annuncio della cessione del sito e del percorso di reindustrializzazione.
L’azienda, riferiscono i sindacati, ha illustrato il calo produttivo in Europa e l’utilizzo ridotto del sito sardo (circa 60%), prospettando un ulteriore peggioramento. Fiom, FSM e Uilm ribadiscono che ogni discussione sul futuro deve partire da un progetto industriale serio, con investimenti definiti e garanzie occupazionali.
Ministero e Regione hanno riconosciuto la gravità della situazione: nessun licenziamento è previsto al termine dei 12 mesi di ammortizzatori sociali, tuttavia, l’azienda non ha presentato richieste concrete, rendendo necessario un intervento urgente del Governo per attrarre investitori affidabili.
«Il valore del lavoro – afferma Marco Mereu (Fiom) – non può essere sacrificato per rendere più appetibile l’impianto. La Sardegna non può diventare il luogo in cui decisioni unilaterali determinano il futuro di centinaia di famiglie».
La vertenza, per Marco Angioni (FSM) «non riguarda solo Assemini: riguarda il futuro industriale della Sardegna. Senza un intervento diretto del Governo rischiamo l’ennesimo impoverimento industriale del territorio e del Paese».
Chiede chiarezza Alessandro Andreatta (Uilm): «Non accetteremo un percorso opaco. Serve trasparenza su ogni passaggio, perché parliamo di un presidio industriale fondamentale per il Sud Sardegna».
Fiom, FSM e Uilm ribadiscono che nessuna opzione è esclusa, inclusa la mobilitazione, se non emergono risposte concrete: «Le lavoratrici e i lavoratori – si legge in una nota – non pagheranno l’ennesima decisione unilaterale di una multinazionale. Saremo in campo in ogni sede per difendere il futuro industriale della Sardegna».

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