
la presidente Todde (foto Ansa)
«Il decreto legge sulle aree idonee, pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, è un atto di forza che calpesta il ruolo delle Regioni e ignora completamente la voce dei territori».
Lo dichiara la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, che poi sottolinea «è un attacco alla nostra autonomia al quale io personalmente e tutta la Giunta ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Per affrontare questa ennesima battaglia – conclude – abbiamo bisogno del supporto di ognuno di voi. Mobilitiamoci tutti assieme per difendere la Sardegna».
La presidente evidenzia l’incoerenza del Governo: «Parla di autonomia differenziata a vantaggio dei più ricchi, ma rifiuta il confronto con le Regioni su ambiente, paesaggio e territorio. È la conferma di un metodo che ormai conosciamo: evitare il dialogo, accentrando decisioni e imponendo dall’alto invece di costruire percorsi condivisi».
Sul decreto ‘Transizione 5.0’, spiega: «Il provvedimento rende inefficaci tutte le leggi regionali sulle aree idonee e impone che le autorizzazioni si basino esclusivamente sulla normativa statale. Sarà Roma a stabilire cosa è idoneo, persino considerando porti per l’eolico offshore, e le Regioni dovranno adeguare le proprie norme al decreto».
«Ancora più grave – continua Todde – è la possibilità di installare impianti anche nelle zone di protezione Unesco sotto 1 MW, sacrificando la qualità del territorio a interessi estranei a una vera transizione energetica sostenibile. La nostra Legge 20 ha fatto esattamente il contrario, tutelando paesaggio e ambiente e impedendo progetti dannosi. Non accetteremo questo esproprio di competenze e, se necessario, ricorreremo alla Corte Costituzionale».
Infine: «La proposta di legge di utilizzare le aree militari per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che aveva suscitato tanta indignazione, adesso la ritroviamo scritta nero su bianco in questo decreto-legge. Non è più una proposta: è legge. Noi abbiamo il diritto di richiedere la restituzione delle aree non utilizzate ai fini militari e questo diritto viene messo a rischio da una legge ingiusta».
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