
In un periodo di sfide economiche e sociali per le parrocchie italiane, «Sovvenire», il Servizio per la promozione del sostegno alla Chiesa cattolica, si conferma uno strumento fondamentale. Don Alessandro Simula, responsabile del Servizio diocesano, spiega come funziona e perché è così importante.
Qual è il significato profondo di questo Servizio?
Il Sovvenire non è solo un supporto finanziario. È un segno di corresponsabilità: permette ai fedeli di partecipa- re attivamente alla vita comunitaria e di supportare chi dedica la propria vi- ta al servizio della Chiesa. Sostenere un sacerdote significa prendersi cura dell’intera comunità.
Come si traduce questa corresponsabilità nella quotidianità dei fedeli?
Anche un piccolo gesto ha un grande valore. Le offerte destinate al sostentamento del clero sono deducibili fiscalmente, ma rappresentano soprattutto vicinanza e riconoscimento per chi accompagna spiritualmente i fedeli. Dire «ci sei, il tuo im- pegno è importante, ti sosteniamo» è un messaggio concreto e potente.
Ci sono difficoltà culturali legate a questo tipo di sostegno?
Spesso esiste pudore nel parlare di denaro, e molti sacerdoti si sentono a disagio nel chiedere contributi. Non si tratta di arricchirsi, ma di garantire una vita dignitosa a chi si dedica totalmente al servizio del prossimo. Superare questo pudore significa capire il vero valore del sacerdote che è un punto di riferimento spirituale, umano e sociale.
Qual è l’impatto concreto sulle comunità?
I sacerdoti possono vivere serenamente il loro ministero, concentrandosi sull’accompagnamento spirituale, sull’ascolto e sul servizio ai più fragili. Ogni contributo, piccolo o grande, significa «siamo insieme in questo cammino di fede e comunità». E allo stesso tempo contribuisce a garantire i servizi parrocchiali, centri di ascolto, oratori, opere caritative.
Come funzionano le offerte deducibili e qual è la partecipazione?
Le offerte sono deducibili fino a 1.032,91 euro all’anno. Nel 1994 le offerte raccolte ammontavano a 23 milioni di euro, scese a 7,9 milioni nel 2004. Per garanti- re una remunerazione dignitosa ai circa 31.000 sacerdoti italiani impegnati nelle diverse realtà ecclesiali servirebbero 522 milioni all’anno. A contribuire sono sacerdoti stessi, parrocchie, istituti diocesani e l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, grazie alle offerte deducibili e ai fondi dell’8xmille.
Qual è il valore dell’iniziativa «Uniti Possiamo»?
È una delle campagne più significative. Ogni parrocchia è invitata a raccogliere 1.000 euro, equivalenti allo stipendio mensile di un sacerdote. Nella nostra Diocesi il numero di comunità coinvolte è cresciuto grazie al lavoro dei referenti parrocchiali laici che affiancano i parroci. A li- vello nazionale, nel 2025 i donatori sono stati 24.517, di cui 3.628 nuovi benefattori, con l’obiettivo di raggiungere 100.000 donatori entro il 2026.
L’8xmille è ancora una risorsa fondamentale?
Accanto alle offerte dirette, l’8xmille resta la principale risorsa economica per il sostentamento della Chiesa. Nel 2023 la Conferenza episcopale italiana ha destinato 362 milioni di euro al clero, cui si aggiungono 37 milioni dalle parrocchie e 8,3 milioni da offerte liberali. Si registra tuttavia un lieve calo nelle firme: 16,6 milioni di contribuenti hanno firmato, con una flessione dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi dodici anni la percentuale di firme a favore della Chiesa cattolica è scesa dall’82% al 67%, mentre aumentano le scelte a favore dello Stato e di altre confessioni religiose. Nonostante il calo, l’8xmille rimane uno strumento di corresponsabilità civile e morale, che sostiene migliaia di parrocchie, centri di ascolto, mense, oratori e opere di carità.
di Maria Chiara Cugusi
intervista pubblicata su Kalaritana Avvenire
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