
Cresce la preoccupazione nel territorio di Uta e nell’intera area metropolitana di Cagliari per la decisione del governo Meloni di trasferire 92 detenuti in regime di 41-bis nel carcere locale.
Una scelta arrivata senza alcun confronto con le istituzioni territoriali e considerata difficilmente sostenibile per una struttura già segnata da sovraffollamento e criticità operative.
Per discutere la situazione e valutare possibili alternative, il Comune di Uta ha convocato un’assemblea pubblica alla quale hanno preso parte politici, giudici e rappresentanti dell’avvocatura, oltre ai sindaci del territorio.
«La nostra comunità ha subito manifestato forte preoccupazione – ha spiegato ai microfoni di Radio Kalaritana il sindaco di Uta, Giacomo Porcu – perché l’arrivo di un numero così elevato di detenuti al 41-bis rischia di aggravare una situazione già complessa. La struttura è sovraccarica e questo trasferimento aumenterebbe le difficoltà per il personale e per l’intero sistema carcerario».
Oltre agli aspetti interni al carcere, il primo cittadino richiama l’attenzione anche sui rischi per il territorio: «Temiamo possibili infiltrazioni nel tessuto economico e sociale da parte di persone che potrebbero gravitare attorno ai detenuti. È un rischio reale, che non possiamo ignorare».
Porcu denuncia inoltre la mancanza di dialogo da parte del governo: «Comune di Uta, Città Metropolitana e Regione Sardegna sono stati completamente bypassati. È inaccettabile subire decisioni di questa portata senza essere coinvolti. Chiediamo l’apertura immediata di un tavolo di confronto».
Il Sindaco ricorda anche il peso amministrativo che il Comune è già chiamato a sostenere: pratiche anagrafiche particolarmente lunghe legate alla popolazione carceraria, servizi sociali dedicati, gestione degli amministratori di sostegno, e un sistema sanitario locale che rischierebbe di non reggere l’urto di un ulteriore aumento dei detenuti. «Siamo un comune di 9.000 abitanti con appena 30 dipendenti – sottolinea – e ogni nuovo carico burocratico ricade direttamente sugli uffici e sui cittadini».
L’assemblea rappresenta dunque un momento decisivo per condividere le criticità e portare una posizione unitaria ai tavoli nazionali. «Lancio un appello ai nostri rappresentanti in Parlamento – conclude Porcu – affinché facciano sentire la voce della Sardegna e si intervenga per rivedere una normativa che oggi penalizza in modo ingiustificato il nostro territorio».
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