
Palazzo Chigi a Roma
È la legge della Sardegna la principale destinataria dell’impugnazione decisa dal Consiglio dei ministri nell’ultima riunione presieduta da Giorgia Meloni. Su proposta del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, il Governo ha esaminato ventinove leggi regionali e provinciali, scegliendo di ricorrere alla Corte costituzionale contro due di esse. Tra queste, la più rilevante è la legge sarda n. 28 del 9 ottobre 2025, dedicata all’attuazione del Comparto unico di contrattazione collettiva per Regione ed enti locali.
Secondo Palazzo Chigi, alcune norme del testo approvato dal Consiglio regionale «eccedono le competenze statutarie» e soprattutto entrano in conflitto con la normativa statale in materia di personale della pubblica amministrazione. Il Governo ritiene che tali disposizioni possano violare gli articoli 3 e 97 della Costituzione: da un lato il principio di uguaglianza e pari dignità dei cittadini; dall’altro i criteri di buon andamento, imparzialità e accesso tramite concorso pubblico, elementi che devono garantire uniformità sul territorio nazionale.
L’impugnazione colpisce dunque una legge considerata strategica dalla Regione per riformare l’organizzazione del lavoro pubblico e rafforzare il Comparto unico. La decisione del Governo apre ora la strada a un possibile confronto davanti alla Corte costituzionale, che sarà chiamata a stabilire se la Sardegna abbia oltrepassato i limiti delle proprie competenze. Impugnata anche una legge della Campania sul sostegno alle famiglie affidatarie, ma è il provvedimento sardo a catalizzare l’attenzione politica e istituzionale.
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