
Anche la Sardegna festeggia l’ingresso della cucina italiana nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Un traguardo che vede l’isola protagonista, attraverso le sue tradizioni e le sue produzioni. 274 prodotti agroalimentari tradizionali, 9 eccellenze a marchio europeo DOP, IGP e STG, nel quale operano 2.669 imprese artigiane dell’agroalimentare, che danno lavoro a 9.559 addetti, con un fatturato annuo di oltre 873 milioni di euro: questi i numeri raccolti da Confartigianato che testimoniano la forza di un settore in un continua crescita, grazie soprattutto alla qualità.
«Dopo la dieta mediterranea, adesso anche la cucina italiana viene riconosciuta a livello mondiale come elemento fondante del viver bene, sano, con gusto e fantasia – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – L’Isola, con le centinaia di prodotti e con le migliaia di attività produttive e di lavoratori, ha contributo a questo successo. Un risultato che valorizza il ruolo strategico anche delle aziende artigiane sarde del food – continua Meloni – un settore fondato sulla qualità, sulla sostenibilità e sul radicamento nei territori. L’artigianato alimentare – aggiunge – non è solo tradizione ma innovazione e presidio economico, culturale e sociale delle comunità. E’ un patrimonio da proteggere e rilanciare, soprattutto investendo su giovani, formazione e innovazione».
Attraverso il report del Centro studi di Confartigianato Sardegna «Qualità, tradizione e sostenibilità dell’artigianato alimentare», redatto su dati Unioncamere e Ministero Politiche Agricole, ancora una volta la fotografia delle peculiarità della Sardegna è nitidamente positiva. Pasta, pane, dolci, formaggi, carne, frutta, pesce e bevande, freschi o conservati, vengono quotidianamente prodotti, confezionati e spediti in Italia e nel resto del mondo. La Sardegna ha il 2,7% dei prodotti alimentari di qualità riconosciuti dall’Unione europea mediante i marchi DOC, IGP e STG. La lista comprende nove eccellenze: agnello di Sardegna, Carciofo Spinoso di Sardegna, Culurgionis d’Ogliastra, Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Sardo, Olio di Sardegna, Zafferano di Sardegna e Sebadas. La ricchezza del territorio si esprime anche nei 274 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), pari al 4,8% di tutto il patrimonio italiano, caratterizzati da metodiche di lavorazione e conservazione consolidate nel tempo. Numeri che si alzano quando lo sguardo passa sulle imprese sarde agroalimentari certificate DOP, IGP e STG, che ammontano al 19% del totale italiano (15.440 imprese certificate in totale). Una situazione che fa ben sperare anche per il futuro, nonostante le criticità e le sfide non siano assenti: «Nonostante tutto questo successo, il settore agroalimentare della nostra regione deve affrontare sfide significative – sottolinea ancora Meloni – la crescente globalizzazione dei mercati, la contraffazione alimentare, le normative sempre più stringenti in materia di sicurezza alimentare e le aspettative dei consumatori in termini di sostenibilità richiedono alle nostre imprese un continuo aggiornamento e innovazione. Il futuro del settore agroalimentare – conclude Meloni – si basa su un equilibrio strategico tra tradizione e innovazione. Se da un lato è fondamentale preservare le caratteristiche uniche e artigianali dei prodotti locali, dall’altro è altrettanto importante investire in nuove tecnologie e approcci sostenibili».
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