
(foto profilo Facebook Gennaro Longobardi)
Una scalinata che si riempie di buste, un colpo d’occhio che parla più di mille parole e racconta una solidarietà concreta, condivisa, che da quasi trent’anni attraversa la Sardegna. Anche quest’anno il «Miracolo di Natale» ha trasformato l’attesa delle feste in un gesto corale di attenzione verso chi è in difficoltà, confermandosi come una delle esperienze più radicate e partecipate del volontariato isolano. L’edizione numero 29 ha visto ancora una volta la basilica di Nostra Signora di Bonaria, a Cagliari, diventare il cuore simbolico dell’iniziativa, affiancata da altri 24 Comuni che, in contemporanea, hanno raccolto generi alimentari e beni di prima necessità per le famiglie più fragili. A raccontare il senso pro- fondo di questa mobilitazione è Gennaro Longobardi, ideatore del «Miracolo di Natale», che al termine della lunga giornata non nasconde l’emozione: «È stata una serata straordinaria, sono felice perché nonostante le difficoltà e le 18 ore che siamo rimasti sulla scalinata, alla fine la festa è finalmente esplosa tra tutti i volontari e tutti coloro che hanno dato». Al centro ci sono le persone, i donatori e i volontari, che Longobardi definisce senza esitazioni una grande famiglia: «Bisogna ringraziare i donatori, che so- no stati eccezionali, incredibili. Con loro i volontari: è stata una grande famiglia che riesce ancora una volta a portare a termine un miracolo che è quello della solidarietà». Un miracolo che non resta confinato nel capoluogo, ma che si estende in tutta l’Isola, rafforzando il valore della rete: «Questo è avvenuto anche negli altri 24 Comuni della Sardegna e questo ci riempie di orgoglio». Dalle immagini che arrivano dalle diverse località emerge un’unica trama: comunità distanti tra loro, ma unite dallo stesso gesto. «Sapere che tanti Comuni, in contemporanea, dalle 9 del mattino fino alle 21, pur distanti chilometri e chilometri, hanno potuto dare ai poveri della propria città è un segnale molto forte», sottolinea Longobardi, invitando a riflettere sulla forza dei progetti che sanno durare nel tempo. (A. P.)
L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero di Kalaritana Avvenire
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