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Baturi: «Accogliere l’altro: l’ospitalità cristiana tra rivelazione, etica e creatività sociale» Dalla Bibbia a Lévinas, dai monasteri ai corridoi umanitari: l’incontro con lo straniero è via di civiltà e fede

Il rapporto con l’altro, con lo straniero, l’ospite, è una costante fondamentale nella riflessione biblica e teologica, ed è un aspetto essenziale del messaggio cristiano. Questo rapporto ha radici profonde nella storia della salvezza e nelle tradizioni religiose, come nell’esperienza monastica, dove il pellegrino, l’ospite che bussa alla porta del monastero, rappresenta una figura chiave.

San Giovanni nella sua prima lettera ci insegna che non possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo il fratello che possiamo vedere. Siamo chiamati ad accogliere chi bussa alla nostra porta. L’incontro con l’altro è fondamentale per la nostra umanità e civiltà, ed è attraverso questo incontro che si creano ponti tra identità, storie e sensibilità diverse.

Il filosofo Emmanuel Levinas ha proposto Abramo come modello etico di ospitalità, indicando l’altro come lo straniero che ci invita a esercitare il primo dovere etico: l’ospitalità. Questa condizione di “apolide”, di persona senza patria, rende l’altro straniero ovunque si trovi, e l’esigenza dell’accoglienza diventa universale.

L’ospitalità è, dunque, una forma particolare di amore che trova radici anche nella rivelazione divina. Nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, Dio si presenta come l’ospite che deve essere accolto, come nel caso di Abramo. Nel corso della storia della Chiesa, l’amore si è tradotto in opere concrete di accoglienza: sono nate foresterie, luoghi di accoglienza, modalità creative di incontro.

Oggi, in un’epoca segnata dalla mobilità umana, ci viene chiesto di avere un cuore aperto all’ospitalità, unendo fantasia e creatività per individuare forme di accoglienza che rispettino la dignità dell’uomo, anche nelle attuali condizioni. In questo contesto, l’incontro non è solo fisico ma lascia una traccia profonda, come nel caso dei corridoi umanitari che permettono l’accesso sicuro al nostro paese, o dei corridoi universitari che favoriscono l’incontro e l’acquisizione di competenze professionali per i giovani.

Pensiamo anche ai corridoi lavorativi, che offrono a chi cerca una vita migliore la possibilità di soddisfare il bisogno di felicità e dignità. Per noi cristiani, questo incontro è irrinunciabile, perché si traduce nell’offrire una mano a chi cerca e spera in qualcosa di grande. L’amore si esprime nel servizio e nell’incontro, e noi siamo chiamati ad essere fantasiosi nell’offrire soluzioni creative per farci carico della storia degli altri.

Questo impegno serve alla nostra fede, alla nostra umanità, e alla civiltà che vogliamo costruire. Serve ai fratelli che bussano, cercando un’umanità in cui possano sentirsi accolti e felici. Ecco ciò che significa essere ospitali: rendere il mondo un luogo dove ogni uomo possa incontrare l’amore e la speranza di un futuro migliore.

 


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