
Sabato scorso la Chiesa italiana ha celebrato la terza Assemblea sinodale, approvando il documento di sintesi di un percorso che dura ormai da quattro anni. È impossibile condensare la ricchezza di questo tempo di ascolto, partecipazione e confronto che ha coinvolto gruppi, diocesi e comunità in tutta Italia.
Fin dall’inizio è stato chiaro che il cammino sinodale non serviva a produrre testi, ma a mettersi in ascolto dello Spirito e del popolo di Dio. I pastori, pur nella loro responsabilità, sono chiamati a discernere dopo aver ascoltato la fede vissuta dei battezzati, promuovendo il protagonismo di tutti nella vita e nella missione della Chiesa.
Un documento di sintesi è sempre frutto di maturazione, di dialogo, di pazienza. Ognuno l’avrebbe scritto in modo diverso, ma proprio in questo sta l’azione dello Spirito, che conduce alla comunione e alla condivisione. Ora il testo passa ai Vescovi, che nelle prossime Assemblee – a novembre e a maggio – ne offriranno la versione definitiva.
Non dobbiamo però dimenticare il punto di partenza. Tutto nasce dalla decisione di Papa Francesco di indire un processo sinodale universale, concluso lo scorso ottobre, al quale si è intrecciato il cammino della Chiesa italiana. La domanda di fondo, che resta attuale, è semplice e decisiva:
«Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per essere Chiesa capace di evangelizzare?».
Essere sinodali significa camminare insieme, ma per una missione: testimoniare Cristo e annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. La partecipazione dei fedeli, dei laici, dei consacrati, dei ministri e dei carismi è parte di questa risposta di fedeltà allo Spirito, che rinnova la Chiesa e la rende credibile.
La vera riforma, come ricorda il Concilio Vaticano II, nasce dalla fedeltà al Vangelo e alla consegna ricevuta da Cristo. È la capacità di riconoscere l’essenziale del messaggio cristiano e di proporlo con coraggio agli uomini del nostro tempo.
Nel documento preparatorio del 2021 si leggeva che lo scopo del sinodo non è “produrre documenti”, ma “far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranza, fasciare ferite e intrecciare relazioni”.
Il vero scopo del Sinodo è camminare dietro la croce di Cristo, verso Dio e verso gli uomini, condividendo speranze e angosce, ascoltando le domande del nostro tempo e ridestando la gioia dell’essere cristiani oggi.
+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo
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