
Papa Leone XIV e, nel tondo, l’arcivescovo Baturi
Nella giornata odierna la Chiesa vive una giornata di digiuno e preghiera per la pace, accogliendo l’appello di papa Francesco affinché si rafforzi la speranza di un futuro senza guerre. Un invito che trova piena condivisione nell’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, intervenuto in diretta su Radio Kalaritana. «Ci sentiamo tutti interpellati certamente da questo appello del Papa», ha esordito, sottolineando come non si tratti di un gesto simbolico o astratto. «Non preghiamo come atto di irrealismo, perché non è un’utopia la pace e quindi neanche la preghiera per la pace. È l’unico modo che può cercare il cuore degli uomini. Dio risorto in Cristo ha donato a noi la pace: è un dono, ma anche una responsabilità».
Secondo Baturi, la forza della preghiera si accompagna al digiuno, che dilata il cuore e rende più vicini alla sofferenza dei popoli colpiti dai conflitti. «Significa sentire quei popoli, uomini, donne e bambini che gridano come i propri familiari. Chi digiuna e prega si ritrova con un cuore dilatato e può bussare con più diritto al cuore di Dio».
L’arcivescovo ha inoltre sottolineato l’importanza di non perdere fiducia nel dialogo, anche nei contesti più complessi come la guerra in Ucraina. «Non possiamo non pensare all’insistenza del Papa per la distensione e la possibilità di un dialogo. Noi possiamo contribuire con la preghiera, costruendo legami di solidarietà e trasformando ogni comunità in un luogo di riconciliazione e pace».
Infine, Baturi ha ribadito che la battaglia decisiva si combatte nel cuore di ciascuno: «Il germe della guerra è in ognuno di noi. Pregando chiediamo che il cuore dell’uomo sia convertito e sia possibile un mondo nuovo».
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