
Alcuni dolci di Siènda | Foto Siènda – Instagram
Una nuova pasticceria nel capoluogo, con delle dolci stelle polari a guidare un progetto che si contraddistingue per un mix di etica, gusto e arte pasticcera. Dallo scorso giugno a Cagliari, in via Tola, è nata Siènda, una boutique pâtisserie che si fonda anche sulla scelta di non usare prodotti di origine animale nei suoi prodotti.
Il progetto
«L’approccio devo dire che per ora sicuramente è molto positivo – ha raccontato Anna Laura Caboni, titolare della pasticceria, ai microfoni di Radio Kalaritana – soprattutto da parte delle persone che avevano un’esigenza e dunque vegani oppure persone intolleranti al latte o alle uova. Ma abbiamo avuto anche una buonissima risposta da altre persone che frequentano le pasticcerie più tradizionali».
Siènda ha radici nella pasticceria italiana e francese, ma già dal nome si può intendere come l’intenzione sia stata anche quella di tenere uno stretto legame alla Sardegna.
«Il nome proviene dal sardo logudorese e significa ricchezza – ha specificato Caboni – Abbiamo scelto una ghianda per il logo del nostro progetto perché è un simbolo del nostro territorio ricco di querceti e così ricollegarci non solo alla natura in generale, ma anche alla nostra terra. Sono molto legata alla Sardegna e anche per questo ho scelto di dare vita al progetto qui, a Cagliari, e non in altre città».
Il mix
Nella decisione di intraprendere un percorso preciso si mischiano studio e scelte etiche. «La scelta – ha precisato la titolare di Siènda – è stata una conseguenza del mio essere vegana. Sono ormai dodici anni che ho preso questa scelta e anche per questo non avrei potuto propendere per l’utilizzo di ingredienti di origine animale nel mio lavoro e questo mi ha spinta a una ricerca continua. Così si è potuti arrivare a un prodotto tradizionale più etico e anche innovativo».
Siènda, tuttavia, non vuole fermarsi e andare oltre le definizioni, pur facendosi forza della sua inclusività.
«La mia scelta è stata personale, a livello etico e di gusto personale, perché volevo creare qualcosa di nuovo. Vorrei che la mia pasticceria venisse intesa come proprio una pasticceria in generale, come le altre. Non solo una pasticceria vegetale – ha concluso Caboni – anche se è ovviamente bello che il nostro progetto possa abbracciare un pensiero etico ed essere inclusivo».
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