L'incontro

Cagliari, celebrato il Giubileo diocesano del mondo della comunicazione L'evento è stato promosso dall'Ufficio Diocesano per Comunicazioni Sociali

Un momento della Messa presieduta dall’Arcivescovo Baturi | Foto Carla Picciau

Si è svolto nella mattinata di oggi, sabato 31 maggio, il Giubileo diocesano della Comunicazione. L’evento, organizzato dall’Ufficio Diocesano per Comunicazioni Sociali, in collaborazione con l’UCSI Sardegna e la Fondazione Kalaritana, ha avuto due momenti principali. Il primo, vissuto all’interno della Sala Teatro dei Mercedari, il secondo nella splendida cornice della Basilica di Nostra Signora di Bonaria.

La mattinata

Dopo i saluti della direttrice di Kalaritana Media e dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni Maria Luisa Secchi e del presidente UCSI Sardegna Andrea Pala, don Giulio Madeddu ha tenuto una lectio biblica sviluppatasi attorno alla parabola del fariseo e del pubblicano, raccontata nel Vangelo Secondo Luca. Partendo dal Vangelo e passando per il dipinto di Fabritius del 1661, le parole di don Madeddu hanno portato a riflettere sul modo di vivere la comunicazione e il giornalismo, sia in misura individuale che collettiva. Un momento importante per gli operatori del settore presenti.

A seguire, una piccola processione dal Teatro alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria ha anticipato la Messa presieduta dall’Arcivescovo Monsignor Giuseppe Baturi. L’incontro tra Maria ed Elisabetta, descritto dal Vangelo di Luca, è stato al centro dell’omelia dell’Arcivescovo, ricollegandosi così all’importanza della comunicazione. «Parlare di speranza – ha ricordato l’Arcivescovo significa parlare di questa vita, in cui non si nega la sofferenza del presente ma la riassume nello slancio di un bene futuro. Attraverso il dialogo tra Maria ed Elisabetta comprendiamo anche come la parola abbia un grande contenuto educativo. Una parola che confida nella potenza della verità, che significa chiamare le cose con il proprio nome. Perché la parola – ha proseguito Baturi – non cambia in base all’uso che ne fanno i potenti».


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