
Un immagine simbolo della violenza maschile sulle donne
Il Cam Sardegna, fondato nel 2014, nasce con un obiettivo chiaro e cruciale: intervenire sui maltrattanti per interrompere la violenza nelle relazioni e proteggere le vittime. Elena Mascia, vicepresidente, referente per i rapporti istituzionali e responsabile della comunicazione, ci racconta la storia e l’evoluzione del Centro di ascolto uomini maltrattanti, che oggi opera su tutta l’Isola con l’intento di ridurre i casi di violenza domestica.
La genesi del Cam è legata all’esperienza personale della sua presidente, Nicoletta Malesa, che ha lavorato a lungo con le donne vittime di violenza. Inizialmente, il suo intervento si concentrava sul sostegno alle donne sopravvissute. Tuttavia, un episodio in particolare ha cambiato la sua visione. Aiutava una donna a uscire dal tunnel della violenza, ma poco dopo ne arrivava un’altra, vittima dello stesso uomo. «Da quel momento – racconta Mascia – ha iniziato a porsi domande: chi sta monitorando questi uomini? Perché si ripetono sempre gli stessi comportamenti?».
Questa riflessione ha portato alla ricerca di modelli di intervento in grado di prendersi cura anche degli autori della violenza. La risposta arriva dal Cam Firenze, fondato nel 2009 dalla dottoressa Alessandra Pauncz, che ha ispirato la creazione del Centro in Sardegna. «Nicoletta – prosegue – ha deciso di dare vita a un centro che affrontasse la violenza da una prospettiva nuova, intervenendo su chi la commette, non solo su chi la subisce».
Il Cam Sardegna, inizialmente operativo solo nel nord dell’isola con due sedi a Olbia e Sassari, si è rapidamente esteso a Nuoro e Oristano, diventando, nel 2024, il Centro di ascolto uomini maltrattanti isolano, in risposta alla crescente domanda di supporto su tutto il territorio regionale. Mascia aggiunge: «abbiamo fatto un lavoro enorme di sensibilizzazione sul territorio, spesso con uno staff completamente volontario». Un impegno che ha incontrato difficoltà iniziali, dato che non sempre era facile far comprendere l’importanza di un intervento anche sugli autori della violenza. «Le risposte – dettaglia – spesso erano del tipo “Ma come? Oltre a quello che fanno agendo violenza, dobbiamo anche aiutarli?”». Eppure, la determinazione di Nicoletta e del team ha portato a una consapevolezza crescente. «L’obiettivo – sottolinea – è proteggere le donne e i minori intervenendo sugli uomini e i ragazzi che commettono atti di violenza, cercando di interrompere quel ciclo per evitare che altre vittime vengano coinvolte». Un lavoro che, purtroppo, non è mai facile. Un punto cruciale nella missione del Centro è l’approccio integrato con la rete istituzionale e sociale. «Negli ultimi anni, la Regione Sardegna ha fatto un lavoro straordinario per creare una rete di supporto, che oggi è ben consolidata» – sottolinea Mascia. Gli accessi avvengono in due modalità: volontari o attraverso la segnalazione da parte di enti, autorità o professionisti. Dopo una valutazione iniziale, che prevede colloqui individuali, gli utenti possono entrare in un percorso di gruppo mirato a destrutturare il comportamento violento. A oggi, il Cam Sardegna ha in carico circa 300 utenti. Un bilancio positivo, ma con margini di miglioramento.
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