Politica

Caso Todde, lo scontro si sposta in Consiglio regionale La maggioranza fa quadrato e chiede di attendere il giudicato, Fratelli d'Italia chiede il voto

Dopo la decisione del Tribunale di Cagliari e la presa di posizione della presidente Todde, intenzionata a ricorrere in appello e proseguire la sua legislatura in attesa degli altri gradi di giudizio, la tensione nell’arena politica sarda si è ulteriormente alzata. Da una parte la maggioranza fa quadrato, dall’altra l’opposizione chiede di tornare alle urne. Due punti di vista opposti che potrebbero accompagnare i prossimi mesi del dibattito pubblico sardo.

Le opinioni

«Il Tribunale – ha affermato ai microfoni di Radio Kalaritana il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Roberto Deriu – si è dichiarato incompetente rispetto alla decisione sulla decadenza. La legislatura – ha continuato Deriu – non è finita perché nessuna autorità in questo momento può dichiarare la decadenza. Il Consiglio regionale potrà farlo solo dopo una pronuncia definitiva. Il quadro politico – ha concluso Deriu è quello definito dalle elezioni e del quadro dei partiti. Viceversa bisogna accertare un dato giuridico, se ci sia dunque la condizione per pronunciare una decadenza e per ora questa non c’è».

Di tutt’altro avviso, invece, il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu. «Abbiamo sempre detto che questa legislatura politicamente è finita da tempo, forse non è mai iniziata perché questa maggioranza ha dimostrato di non riuscire a dare una prospettiva di risoluzione ai problemi che attanagliano i problemi dei sardi. Contestualmente – ha continuato Truzzu ai microfoni di RK – è arrivato il provvedimento del Collegio di Garanzia elettorale, dinanzi al quale la presidente della maggioranza ha gridato alla sovversione della democrazia, mentre ora ci ritroviamo una conferma dei presupposti del provvedimento da parte di un collegio giudicante. Non solo è stata sancita la fine politica, ma anche giuridica della legislatura. Bisogna ridare la parola agli elettori, non si può pensare di continuare in una sorta di accanimento terapeutico. A oggi ci sono tutti gli elementi per tornare alle urne».

 


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