Commento al vangelo della V Domenica di Pasqua (anno C) a cura di don Giulio Madeddu “Come io ho amato voi” – Nell’orizzonte della Pasqua, la via dell’amore

18 maggio 2025 – Quinta Domenica di Pasqua – Anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-35)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».


La Pasqua illumina anche l’ora più oscura

Il Vangelo di questa domenica si apre con un dettaglio apparentemente secondario: «Quando Giuda fu uscito». È l’uscita del traditore, l’inizio della notte più oscura, il momento in cui tutto sembra precipitare. Eppure, proprio in quell’istante, Gesù parla di gloria: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui».

La gloria, secondo Gesù, non si manifesta nel successo, ma nel dono. La croce, agli occhi del mondo scandalo e fallimento, per il Vangelo è la rivelazione massima dell’amore di Dio. La glorificazione del Figlio passa attraverso l’umiliazione: non elude la sofferenza, ma la attraversa, la abita, la trasfigura.

Nel tempo pasquale siamo chiamati a guardare anche le zone oscure della nostra vita alla luce della Pasqua. I fallimenti, i dolori, le fatiche possono essere riletti, compresi, trasfigurati a partire dall’incontro con il Risorto. Come in quella notte del cenacolo, anche nelle nostre notti la gloria di Dio può brillare, se lasciamo che sia l’amore a raccontarle.

Una sapienza che nasce dall’incontro

Gesù dice ai suoi: «Ancora per poco sono con voi». Non c’è allarmismo, ma realismo. E in questo tempo breve, lascia loro non un discorso, ma una chiave per accedere nella vita da risorti.

La Pasqua non è solo una gioia da celebrare, ma una sapienza del cuore da maturare: la capacità di rileggere tutto – anche il dolore – nell’orizzonte della Risurrezione. Una luce che non cancella la notte, ma la attraversa. Una speranza che non ignora la croce, ma la trasfigura.

Questa è la maturità del discepolo: rivedere la propria storia con occhi nuovi, abitare anche i ricordi feriti sapendo che il Risorto ci accompagna. Solo così la Pasqua diventa una realtà che cambia la vita, e non solo una festa da celebrare.

Un comandamento nuovo da vivere

Nel cuore del brano risuona una parola semplice e definitiva: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

È nuovo non nel contenuto, ma nel riferimento: non più l’amore per il prossimo misurato sulle nostre forze, ma sul dono totale di Cristo. Non si tratta più di chiederci quanto siamo capaci di amare, ma come Egli ci ha amati. È il passaggio dalla spiritualità del “quanto”, che mette al centro le nostre prestazioni, alla spiritualità del “come”, che ci invita a volgere lo sguardo verso il modello: il Cristo crocifisso e risorto.

Amare come Lui ci ha amati significa fare della vita un’offerta, non calcolata, non meritata, non trattenuta. E questo amore è la verifica autentica del discepolato: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Non bastano le parole, le identità religiose, le tradizioni, i posizionamenti. Il Vangelo si rende credibile solo attraverso relazioni segnate dal dono e dalla misericordia, dalla pazienza e dalla fedeltà quotidiana.

Come afferma con finezza sant’Agostino: «Amiamoci dunque gli uni gli altri in maniera tale da stimolarci a vicenda, mediante le attuazioni dell’amore, a possedere Dio in noi per quanto ci è possibile. Questo amore ce lo dà colui stesso che ha detto: Come io ho amato voi, così voi amatevi a vicenda. Per questo dunque ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda» (Commento al Vangelo di Giovanni).

Nella notte del tradimento, Gesù annuncia la gloria.
Nel cuore della fragilità, ci consegna una sapienza nuova.
Nel tempo breve che resta, affida ai suoi l’unica cosa che conta:
l’amore che salva, l’amore che fa vivere da risorti.

Don Giulio Madeddu


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