Commento al vangelo di Pentecoste (anno C) a cura di don Giulio Madeddu “Rimarrà con voi per sempre”. Lo Spirito che dimora, insegna e ricorda

8 giugno 2025 – Pentecoste – Anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-16.23-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».


Il dono che completa la Pasqua

Con la Pentecoste si compie pienamente il mistero pasquale. Il Risorto, salito al cielo, non ci lascia soli, ma effonde su di noi lo Spirito promesso. La Pentecoste è il coronamento della Pasqua: il tempo in cui Cristo ci unisce a sé donandoci il suo stesso Spirito, affinché possiamo vivere da figli, liberi e testimoni. Il brano di Giovanni ci riporta al Cenacolo, durante il discorso di addio di Gesù. È lì che il Signore prepara i discepoli alla sua assenza visibile, ma anche alla presenza nuova, interiore, stabile dello Spirito.

Il Paràclito: Colui che è chiamato accanto

«Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre». Il termine greco Paràclito (παράκλητος) significa letteralmente “colui che è chiamato accanto”. È l’avvocato, il difensore, il consolatore, l’intercessore. È Colui che sostiene, che prende la parola per noi, che rimane accanto nel tempo e nella prova. Gesù stesso è il primo Paràclito (cf. 1Gv 2,1); lo Spirito è “un altro Paràclito” – non in sostituzione, ma in continuità con la presenza del Figlio. Il suo dono non è temporaneo, ma definitivo: “per sempre”.

Sottolinea questo aspetto anche Agostino: «Dicendo poi: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto» (Commento al Vangelo di San Giovanni 74,4).

Gesù non ci abbandona, ma chiede al Padre che lo Spirito rimanga in noi come compagno di viaggio, come luce e forza nel nostro cammino.

L’amore che apre la dimora

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

Non si tratta di una semplice dichiarazione affettiva, ma di una relazione che coinvolge tutto l’essere. L’amore, nella prospettiva evangelica, è sempre generativo: non si esaurisce nel sentimento, ma si traduce in ascolto, accoglienza, obbedienza fiduciosa alla parola. Amare Cristo significa lasciarsi formare dalla sua voce, lasciarsi trasformare dalla sua volontà.

In questo amore che ascolta e obbedisce, si apre la porta a una realtà sorprendente: il Padre e il Figlio «verranno» e «prenderanno dimora». È un linguaggio forte e affettuoso insieme: Dio non fa solo visita, non è ospite di passaggio, ma desidera “abitare” stabilmente in noi. La fede non è allora tanto un cercare Dio lontano, ma un permettergli di essere “a casa” nella nostra vita.

E dove Dio dimora, lì c’è pace, libertà, comunione. Non nei luoghi sacri soltanto, ma nei cuori che si lasciano purificare, educare, visitare dalla sua parola. Come già annunciava il profeta Isaia: «Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha il cuore contrito e trema alla mia parola» (Is 66,2).

Lo Spirito rende possibile tutto questo: apre in noi lo spazio interiore dell’accoglienza, fa della nostra fragile umanità una tenda abitabile da Dio. E la nostra vita, così abitata, diventa a sua volta dimora accogliente per gli altri: chi si lascia abitare da Dio, diventa presenza ospitale, volto di misericordia, segno della comunione che lo Spirito crea.

Lo Spirito che insegna e ricorda

«Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Lo Spirito non parla da sé, ma custodisce le parole di Gesù nel cuore dei credenti. Insegna, cioè rende comprensibile la verità del Vangelo nel tempo. Ricorda, cioè tiene viva la memoria di Cristo nella vita della Chiesa. Questo ricordare non è nostalgia del passato, ma presenza attuale: lo Spirito mantiene vivo in noi il Vangelo, facendolo entrare nei contorni concreti della nostra vita. Ed è proprio questa azione dello Spirito che ci consente di rimanere nella parola di Gesù e di crescere nella sua amicizia.

Pentecoste è il tempo del “per sempre”:
non più un Dio lontano, ma vicino,
non più un Maestro visibile, ma un’Amicizia interiore,
non più una parola da ascoltare soltanto,
ma una presenza che ci insegna, ci ricorda e ci rende capaci di amare.

Don Giulio Madeddu


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