L'approfondimento

Comparto unico, una legge attesa: le parole di sindacati e politica Dopo la pressione esercitata dai dipendenti pubblici, il Consiglio regionale ha dato il via libera al testo

Palazzo della Presidenza della Regione Sardegna, viale Trento | Foto Regione Sardegna

Una riforma attesa da vent’anni, che promette di sanare una delle fratture più profonde nella pubblica amministrazione sarda: quella tra i dipendenti regionali e quelli degli enti locali. Con l’approvazione all’unanimità della legge che istituisce l’Aran Sardegna, l’isola compie il primo passo concreto verso il «comparto unico» del pubblico impiego, un sistema che punta a equiparare trattamenti economici e contrattuali, restituendo dignità e stabilità agli uffici comunali sempre più impoveriti di personale.

Per i sindacati si tratta di una svolta necessaria. «È un provvedimento legislativo atteso e indispensabile per valorizzare chi opera negli enti locali – spiega Massimo Cinus segretario generale della Cisl Funzione pubblica Sardegna – senza mortificare i dipendenti del sistema Regione. Questo contribuirà a contrastare lo spopolamento amministrativo, che oggi impedisce di trattenere figure qualificate nei Comuni, e garantirà maggiore equità distributiva. Certo, le risorse attualmente stanziate non bastano per livellare i trattamenti, ma la legge era indispensabile per avviare un percorso fermo da diciannove anni». Cinus sottolinea che ora inizia la fase più delicata del provvedimento: «Dovremo vigilare sull’attuazione concreta della norma e sugli stanziamenti. La parificazione non potrà avvenire dall’oggi al domani, ma dovrà essere frutto di una programmazione graduale e condivisa». Soddisfatta anche la Uil Funzione pubblica. «Siamo contenti di questo primo tassello – commenta Alessandro Pischedda, delegato territoriale per l’Area vasta di Cagliari – perché con la legge 68 viene istituita l’Aran Sardegna, l’organismo che curerà la contrattazione tra la Regione e le parti sociali. È l’avvio di un percorso che dovrà portare, passo dopo passo, al comparto unico per tutti i dipendenti pubblici dell’isola. Dopo vent’anni si passa dalle parole ai fatti». Il sindacalista aggiunge: «Ci auguriamo che l’Aran venga subito integrata con le rappresentanze degli enti locali e che si apra al più presto un tavolo di confronto per definire la tabella di marcia. Una macchina amministrativa efficiente e uniforme potrà finalmente fornire servizi migliori ai cittadini».

Sul fronte politico, la soddisfazione attraversa tanto la maggioranza quanto l’opposizione. «È una legge – afferma Sandro Porcu, capogruppo in Consiglio regionale di Orizzonte Comune – che colma un ritardo normativo e istituzionale durato quasi vent’anni. Il voto unanime dimostra che si tratta di una misura condivisa, capace di rafforzare i territori e contrastare lo spopolamento. È un provvedimento che ha anche una forte valenza etica e politica, perché re stituisce dignità agli stipendi e al lavoro dei dipendenti comunali. Certo, la strada è ancora lunga, ma è un passo decisivo per una pubblica amministrazione più giusta e vicina ai cittadini». Anche la minoranza, pur con qualche riserva, ha scelto di esprimere voto favorevole. «Questa legge è soltanto l’inizio – osserva Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia e relatore di minoranza –e ora bisogna lavorare perché non venga impugnata e perché trovino copertura le risorse necessarie. Serviranno almeno 120-130 milioni di euro per rendere pienamente operativo il comparto unico. Noi avevamo già individuato circa 50 milioni annui nel precedente mandato, ma occorrerà fare di più». Cocciu invita però a guardare oltre i tecnicismi: «Questa – ricorda il consigliere – è una legge di equità sociale, perché mette fine a un’ingiustizia: quella di tanti dipendenti comunali che vedono i colleghi regionali percepire stipendi ben più alti. Se riusciremo a garantirne la piena attuazione, potremo frenare la fuga di personale dai Comuni e restituire fiducia nelle istituzioni locali».

Andrea Pala

(Articolo apparso su Kalaritana Avvenire del 12 ottobre)


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