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Diànoia. Nel silenzio della preghiera per don Matteo Balzano: riflessione nella speranza di Cristo Baturi: «Ogni momento diventa parte di un grande cammino verso la Pasqua eterna»

Siamo stati profondamente scossi dalla notizia della morte di Don Matteo Balzano, sacerdote della diocesi di Novara, che ha deciso di porre fine alla sua vita. Una notizia che ci colpisce e che, innanzitutto, va accolta nel silenzio della preghiera. Ci troviamo di fronte a un mistero profondo: il mistero della coscienza umana, il mistero della morte, e il mistero di una libertà che si esprime in un gesto tragico, ma che fino all’ultimo rimane in dialogo, seppur misterioso, con Dio.

In momenti come questo, è necessario un silenzio rispettoso, evitando di usare l’evento per sostenere tesi o opinioni, ma cercando di accogliere nel nostro cuore questo atto finale, che ci rimanda a un altro assoluto. Come dice la Bibbia, “un abisso chiama l’abisso”. La morte di un sacerdote, così difficile da accettare, non può non richiamare alla nostra mente la morte di Gesù Cristo, che è l’unica via di salvezza per l’uomo, e la cui resurrezione è fonte di speranza per tutti.

In questo momento, ci uniamo in preghiera, invocando la misericordia di Dio per Don Matteo, per i suoi familiari, per la sua comunità e per la diocesi a lui tanto cara. La consapevolezza di questa morte ci scuote, spingendoci a concentrarci sulla vera novità, che è la resurrezione, il passaggio che ci permette di redimere ogni cosa. Tutto ciò che affidiamo nelle mani salde di Cristo non può essere mai strappato.

Questa morte, però, ci interroga anche profondamente sul nostro rapporto con la nostra umanità. La regola d’oro per vivere la fede, come sottolineava Papa Leone ai vescovi della Cei il 17 maggio, è quella di prendere sul serio la nostra umanità, di riconoscerne ogni sua declinazione. Cristo va immesso nelle vene della nostra umanità, nelle vene del mondo, che sono piene di gioia e promesse di felicità, ma anche di tormento, smarrimento e paura. Immettere Cristo significa riconoscerlo come il Redentore, come una proposta di senso nella nostra vita, e saperlo scorgere anche nella vita dell’altro.

La Pasqua di Cristo ci invita a uscire, a vivere ogni momento come un esodo verso il Signore che viene a incontrarci, fuori dai nostri pensieri e dalle nostre solitudini, nel fratello che ci sta accanto. Ci sarà tempo per riflettere, per confrontarci su quanto è accaduto, di cui non conosciamo ancora tutti i dettagli, ma anche per esaminare la nostra reazione, che è stata di dolore, solidarietà e desiderio di cogliere qualcosa di pertinente al nostro vissuto.

Ci stringiamo nella preghiera e cerchiamo di vivere ogni istante della nostra vita con il significato che solo il braccio di Dio può conferire. Ogni momento diventa parte di un grande cammino verso la Pasqua eterna.

+ Giuseppe Baturi, Arcivescovo


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