
L’8 e 9 giugno prossimo gli italiani saranno chiamati al voto per i referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza. Sull’importanza del voto, dell’informazione a riguardo e sul quesito della cittadinanza si è espressa anche Caritas Italiana. Ai microfoni di Radio Kalaritana è intervenuto il direttore don Marco Pagniello.
Sull’importanza del voto
«Caritas italiana – ha spiegato don Pagniello – si è espressa invitando i cittadini italiani innanzitutto a informarsi bene e a partecipare ai referendum. Sappiamo bene che anche non andare alle urne è espressione comunque di una posizione, ma in questo momento in cui vediamo negli ultimi decenni una partecipazione alla vita politica nel nostro Paese sempre più bassa, crediamo e credo sia importante in questa occasione andare a votare secondo la propria coscienza e le proprie conoscenze. Importante per mandare un messaggio al di là dei quesiti, cioè che a noi sta a cuore il nostro Paese e che vogliamo fare sempre la nostra parte e non soltanto semplicemente delegare qualcuno. Ecco perché ci siamo espressi».
Sulla cittadinanza
Sul quesito numero cinque, quello relativo alla cittadinanza, le idee di Caritas appaiono chiare.
«La cittadinanza – ha affermato il direttore – è un tema che ci sta a cuore, sappiamo bene che l’integrazione e l’accoglienza delle persone immigrate non è questione emergenziale ma ordinaria. Gli studi e l’ascolto che facciamo in tanti luoghi in Italia ci dicono che noi abbiamo bisogno di persone che arrivano nel nostro Paese. Guardando a quella che è una delle più grandi miserie, ovvero la denatalità, se da una parte continuiamo a dire sì alla vita e a favorire politiche per le famiglie, dall’altra parte non possiamo far finta di non vedere che tanti bambini figli di migranti devono aspettare i famosi dieci anni e rischiano di non vedersi riconosciuti come italiani seppur parte delle nostre comunità. Credo sia una grande ingiustizia – ha ammonito don Pagniello – siamo uno dei grandi Paesi europei rimasti ancora al palo su questo. Sicuramente la cittadinanza deve passare per quei filtri che conosciamo bene, ma credo sia una questione di civiltà scendere da dieci a cinque anni».
Il voto potrebbe portare, secondo la lettura del direttore della Caritas italiana, anche a maggiore sicurezza.
«Il voto aiuta a riscoprire il valore più profondo della cittadinanza e dell’altro e del suo valore? Credo di sì e ci permetterebbe di avere maggiore sicurezza, perché tanti invisibili diventerebbero visibili, tanti che vivono tra le pieghe delle nostre comunità avrebbero a pieno titolo il diritto e il dovere di esserne parte attiva. È una questione di civiltà, per noi anche di umanità, di giustizia sociale ed è anche questione per noi di una comunità cristiana capace di integrare. Ribadisco – ha concluso – sempre nel rispetto delle leggi, ma credo che oggi sia giunto il momento di fare un passo avanti e di osare un po’ di più».
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