
Il tempo dell’estate è, per molti, l’occasione attesa per rallentare il ritmo delle attività, concedersi una pausa e riprendere fiato. Ma il riposo non è semplice evasione: è l’arte di recuperare il senso. Sospendere le attività solite o rallentare i ritmi può diventare tempo propizio per ritrovare sé stessi e ascoltare con verità ciò che abita il cuore.
Un tempo favorevole per lasciarsi interrogare, per guardare in faccia la vita senza distrazioni. Può essere, se lo vogliamo, un tempo di cambiamento. Un invito a «uscire» da noi stessi, come da una casa troppo stretta, e ad aprirci a una bellezza più forte della paura e della tentazione di dimenticare ciò che abbiamo vissuto e imparato nel resto dell’anno. È in questa disponibilità che si gioca la libertà: non come capriccio, ma come adesione a ciò che merita di essere ricordato e vissuto. Un grande santo, Agostino, legato alla storia della nostra terra cagliaritana, scriveva che l’uomo «corre dove si sente attratto; è attratto da ciò che ama, senza che subisca alcuna costrizione; è il suo cuore che rimane avvinto». La libertà è mossa quindi dall’attrazione, più che dall’obbligo. Così il tempo libero può diventare tempo pieno se ci lasciamo attirare da ciò che vale davvero.
In estate siamo anche più facilmente a contatto con l’imponenza misteriosa e affascinante della natura. Cielo, mare, silenzi, profumi: tutto parla, se sappiamo ascoltare. «Ah, straziante, meravigliosa bellezza del creato!», esclama stupito Totò, nel finale del cortometraggio Che cosa sono le nuvole (1968), diretto da Pier Paolo Pasolini. La bellezza non serve a nulla, eppure cambia tutto. Ci dice che siamo parte di un dono, che la vita è qualcosa di molto più grande dell’utilità e dello stesso benessere. La contemplazione della natura ci educa alla lode e alla gratitudine, ci invita a godere senza possedere le cose ma accogliendone la pura presenza. Allo stesso tempo, l’estate può ridarci il gusto dell’incontro e dei riti semplici: il saluto, il ritrovo, il pasto comune, il tempo condiviso, l’ospitalità. Gesti che non sono mai ovvi. Possiamo stringere nuove amicizie, ritrovare familiarità con il volto dell’altro, andare oltre la cerchia abituale per aprirci a chi ci sta accanto. L’incontro con l’altro è sostenuto dall’apertura alla verità: l’altro è un bene, non un limite. È l’occasione di una scoperta da cui non difendersi. La bellezza della creazione e della fraternità non ha alcuna necessità: è puro dono, la cui accoglienza è il primo passo per essere liberi. La strada della libertà passa sempre dalla gratitudine. Auguro a tutti un’estate serena e piena di senso. Un tempo di riposo vero, di libertà riconciliata, di cuore aperto.
Monsignor Giuseppe Baturi – Arcivescovo di Cagliari (testo apparso su Kalaritana Avvenire il 3 agosto)
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