
Un nuovo sit-in di protesta per denunciare la situazione dell’Eurallumina di fronte alle scelte della proprietaria Rusal, ma anche del Governo stesso. Questa la scelta dei sindacati che giovedì 11 settembre porteranno di fronte alla Prefettura di Cagliari il proprio malcontento e le proprie richieste.
Rischi
La decisione è arrivata dopo la comunicazione da parte di Eurallumina di interrompere il trasferimento dei 24 milioni annui che garantivano la sopravvivenza del comparto italiano. Fondi fondamentali, chiariscono Filctem-CGIL, Femca-CISL, Uiltec-UIL e Rsa Eurallumina, per il pagamento degli stipendi ma anche per coprire le spese per le bonifiche e i costi energetici e operativi dello stabilimento di proprietà della società russa.
«La scelta – spiegano i sindacati – è stata definita irrevocabile finché rimarranno in vigore il congelamento patrimoniale imposto dal Csf, la gestione vincolata all’approvazione periodica da parte dell’Agenzia del Demanio e, soprattutto, la mancata emanazione del Dpcm Energia. Quest’ultimo, da settimane fermo sui tavoli della Presidenza del Consiglio, non viene firmato a causa di scontri politici del Governo nei confronti della Regione Sardegna, mentre la fabbrica e i lavoratori attendono risposte concrete – affermano le sigle sindacali – Eurallumina ha dichiarato di disporre oggi di risorse sufficienti a garantire la continuità operativa per non più di due o tre mesi. Già da metà settembre la presenza media giornaliera in stabilimento sarà ridotta drasticamente da 90 a 38 unità, un ridimensionamento che anticipa il rischio di licenziamento collettivo. Se la situazione non verrà sbloccata, da qui a pochi mesi saranno a rischio 1500 posti di lavoro (potenziali al riavvio) e, con essi, l’acuirsi ulteriore della prospettiva di un futuro industriale e sociale del Sulcis».
Scelte
Le scelte del Governo vengono però anche poste su una prospettiva differente, quella delle decisioni prese sugli asset industriali russi presenti nel Paese. Con differenze marcate rispetto a quanto accade in altri Paesi del continente europeo. «Questa vicenda – prosegue il comunicato – assume contorni ancora più gravi se si guarda al resto d’Europa. Le altre controllate UC RUSAL nel resto dell’Europa quali Aughinish Alumina in Irlanda, Kubal in Svezia e Aluminium Rheinfelden in Germania, non sono state oggetto di alcun congelamento patrimoniale. I rispettivi governi hanno riconosciuto la strategicità delle produzioni e il valore sociale dell’occupazione, giustificando così la deroga alle sanzioni. Una disparità di trattamento intollerabile che penalizza esclusivamente i lavoratori italiani».
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