
La distruzione di Gaza | Foto Vatican News
L’inizio di una nuova operazione e la continuazione della sofferenza per la popolazione civile di Gaza. Dopo l’aumento dei bombardamenti nelle giornate di giovedì 15 e venerdì 16 maggio, Israele ha ufficializzato l’inizio dell’ “Operazione Gedeone” che dovrebbe portare all’occupazione di diverse aree della Striscia di Gaza come affermato nelle scorse settimane dal governo di Tel Aviv guidato da Benjamin Netanyahu.
Nuova escalation
Solo nelle ultime ventiquattro ore, al momento sono morte 120 persone nella Striscia, dove i bombardamenti dell’ultima notte hanno aperto a una nuova fase di avanzamento via terra con mezzi blindati nella zona centrale della Striscia. Si rende ancor più chiara così l’intenzione di spingere la popolazione civile gazawi verso sud, in spazi sempre più ristretti. Restano da capire le prossime scelte dell’esercito israeliano, che potrebbe optare per una ulteriore intensificazione. Dopo la fine del viaggio tra le monarchie del Golfo del presidente Usa Donald Trump e il mancato incontro con le autorità israeliane, il governo di Netanyahu ha deciso di portare avanti l’offensiva promessa.
Intanto, da oltre due mesi, non era nessun tipo di aiuto umanitario nella Striscia di Gaza, dove le condizioni di vita sono insopportabili per la popolazione. Il conteggio delle vittime ha invece ampiamente superato le 52.000 vittime. Intanto, il presidente USA Trump ha annunciato di aver trovato un accordo con la Libia per la deportazione di un milione di palestinesi a Tripoli. Secondo quanto riportato da Nbc, l’accordo sarebbe già stato trovato con il governo guidato da Ddbeibah, scosso dalle ultime tensioni tra le milizie avvenute nell’ultima settimana. Accordo che potrebbe portare a quanto già denunciato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk, che ha descritto il cambiamento demografico permanente a Gaza come equivalente a una pulizia etnica.
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