L'intervista

Gaza, tra tregua e instabilità, Foschi: «La situazione è molto fluida» Le parole ai microfoni di Radio Kalaritana del giornalista firma tra gli altri di Avvenire

La distruzione di Gaza | Foto Vatican News

 

Nel corso della mattinata di oggi, lunedì 13 ottobre, ai microfoni di Radio Kalaritana, è intervenuto Luca Foschi, giornalista che negli ultimi mesi ha raccontato le evoluzioni in Palestina e in Israele per Avvenire.

Da una parte l’arrivo a Tel Aviv di Donald Trump, accolto dai vertici israeliani, per sancire la firma della prima parte di accordo tra Israele e Hamas e il rilascio degli ostaggi vivi, dall’altra una situazione a Gaza che rimane fortemente complessa. Non solo per la distruzione causata dalle operazioni dell’esercito di Tel Aviv, ma anche per quelle che sono le dinamiche interne alla politica palestinese e gazawi.

«Ieri 27 persone – sottolinea Foschi – sono morte in uno scontro fra Hamas e il clan della famiglia Dugmush a Sabra, nel quartiere di Gaza City. Noi abbiamo raccontato il massacro quotidiano, la fame, le demolizioni, ma non conosciamo che cosa davvero è successo nella geografia del potere interno alla Striscia di Gaza. È chiaro che tutti gli oppositori di Hamas, che per vent’anni erano stati limitati, in questi due anni hanno sicuramente eroso parte del potere anche con un controllo sul territorio. Sappiamo poco, nel corso del tempo alcune notizie sono affiorate, in particolare mi riferisco ai clan che Israele ha armato e addirittura affiancato in alcune operazioni. Adesso Israele si è ritirato da parte del territorio e in ciò che rimane è chiaro che Hamas, la Jihad islamica, il Fronte Popolare cercheranno di riottenere l’egemonia che avevano prima».

Sono tante, per questo, le domande che vengono in superficie. «Non sappiamo come andrà a finire – precisa Foschi – sappiamo che esistono 7.000 guerriglieri, ma quante persone poi vorranno entrare o prendere parte delle nuove forze traballanti di Hamas? Quanti invece si schiereranno con le nuove o vecchie milizie? Cosa farà Fatah che è rimasta silente nel tessuto sociale e politico di Gaza, ma adesso dovrà porsi anche la domanda, come agiamo? E, avendo come riferimento Ramallah, cosa deciderà l’Autorità Nazionale Palestinese in questo senso, che direzione dare alla sua presenza nella Striscia? È un caos, una situazione molto fluida che è appena incorniciata da vaghe promesse di stabilizzazione offerte da non si sa bene quali forze di sicurezza costituite da chi, con il permesso e il desiderio di chi. È una fase estremamente magmatica – chiosa il giornalista – venderla come pace acquisita è una crudele fantasia, perché invece siamo davanti, io immagino, a grandi scene di instabilità».


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